Ciao, ragazzi!
Oggi leggerò per voi un brano tratto dal libro Uno, nessuno e centomila, uno dei romanzi più famosi di Luigi Pirandello, iniziato nel 1909 e concluso nel 1915. Questo romanzo, l’ultimo di Pirandello, sintetizza il suo pensiero nel modo più completo e assoluto. Infatti, l’autore stesso, in una lettera bibliografica, lo definì come il romanzo “più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita“.
Luigi Pirandello (Girgenti, 28 giugno 1867 – Roma, 10 dicembre 1936) è un drammaturgo, scrittore e poeta italiano, vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1934.
Buon ascolto!
Mia moglie e il mio naso
«Che fai?» mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio.
«Niente,» le risposi, «mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino.»
Mia moglie sorrise e disse:
«Credevo ti guardassi da che parte ti pende.»
Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda:
«Mi pende? A me? Il naso?»
E mia moglie, placidamente:
«Ma sì, caro. Guàrdatelo bene: ti pende verso destra.»
Avevo ventotto anni e sempre fin allora ritenuto il mio naso, se non proprio bello, almeno molto decente, come insieme tutte le altre parti della mia persona. Per cui m’era stato facile ammettere e sostenere quel che di solito ammettono e sostengono tutti coloro che non hanno avuto la sciagura di sortire un corpo deforme: che cioè sia da sciocchi invanire per le proprie fattezze. La scoperta improvvisa e inattesa di quel difetto perciò mi stizzì come un immeritato castigo.
Vide forse mia moglie molto più addentro di me in quella mia stizza e aggiunse subito che, se riposavo nella certezza d’essere in tutto senza mende, me ne levassi pure, perché, come il naso mi pendeva verso destra, così…
«Che altro?»
Eh, altro! altro! Le mie sopracciglia parevano sugli occhi due accenti circonflessi, ^ ^, le mie orecchie erano attaccate male, una più sporgente dell’altra; e altri difetti…
«Ancora?»
Eh sì, ancora: nelle mani, al dito mignolo; e nelle gambe (no, storte no!), la destra, un pochino più arcuata dell’altra: verso il ginocchio, un pochino.
Dopo un attento esame dovetti riconoscere veri tutti questi difetti. E solo allora, scambiando certo per dolore e avvilimento, la maraviglia che ne provai subito dopo la stizza, mia moglie per consolarmi m’esortò a non affliggermene poi tanto, ché anche con essi, tutto sommato, rimanevo un bell’uomo.
Glossario:
a) indugiare – tardare, lasciar passare del tempo prima di fare o dire qualcosa
b) sciagura – grave disgrazia, tragica calamità
c) sortire – (lett.) assegnare, dare in sorte
d) invanire – (non com.) rendere vanitoso
e) fattezza – lineamenti del viso, sembiante
f) arcuato – ricurvo
g) avvilimento – grande tristezza, abbattimento
h) maraviglia – toscano o letterario; meraviglia
i) stizza – ira improvvisa e passeggera, provocata per lo più da impazienza e contrarietà
Arrivederci e buono studio!
Claudia Valeria Lopes
Se il post vi è piaciuto, fatecelo sapere nei commenti.