Continuiamo il nostro percorso linguistico e lessicale che riguarda l’uso degli anglicismi presenti, soprattutto, in rete. Avete letto gli articoli precedenti?
I termini di oggi cominciano con la lettera E:
Eco-friendly = in italiano vuol dire esattamente “ecologico”, “che rispetta l’ambiente”. Quindo non vedo per quale motivo il termine inglese abbia preso il sopravvento!
Editor = nel settore giornalistico significa “direttore” (di redazione); “redattore” (letterario). L’uso del termine inglese, a mio avviso, è orrendo!
Education = ci sono così tante corrispondenze in italiano che stento ad accettare che usino il vocabolo inglese: istruzione, educazione, preparazione culturale. Qui c’è l’imbarazzo della scelta!
Election day = significa esattamente “giorno delle elezioni”…
Endorsement = nel settore bancario “girata”. Sapete ormai cosa penso, vero?
Energy drink = bevanda energetica. Uso orrendo!
Engagement = condizione, atteggiamento di chi è impegnato politicamente, specie in ambito culturale e sociale; impegnato. Uso orrendamente orrendo!
Escalation = aumento, scalata, intensificazione. Nei settori economico e sociale, soprattutto ai telegiornali, sentiamo spesso l’uso del vocabolo inglese: l’escalation dei prezzi; l’escalation della violenza.
Escort = accompagnatore, accompagnatrice; accompagnatore turistico. Eufemismo “prostituta d’alto bordo, di lusso”. Uso veramente deprimente…
Arrivederci e buono studio!
Claudia Valeria Lopes
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Oggi studieremo la formazione del plurale attraverso questa bellissima canzone chiamata “Oronero”, interpretata da Giorgia. Quindi vi propongo un esercizio di ascolto molto semplice e piacevole: ho cancellato alcuni nomi, al plurale e al singolare, dal testo della canzone, per cui vi chiedo di sentirla almeno due volte prima di incominciare l’attività, va bene? Alla fine, quando sarete sicuri di quello che avete scritto, potete controllare le parole originali in fondo al post.
Giorgia (Roma, 26 aprile 1971) è una cantautrice musicista, produttrice discografica e conduttrice radiofonica italiana.
Cenni grammaticali
Sicuramente già conoscete alcune delle principali regole adoperate nella formazione del plurale delle parole nella lingua italiana. Comunque facciamo una piccola revisione, va bene? Non ho trattato tutti i casi, ma sicuramente quelli più conosciuti dagli stranieri che studiano la lingua italiana:
A) I nomi che finiscono in –a formano il plurale in:
–i: se sono maschili: il poema – i poemi; il geometra – i geometri;
–e: se sono femminili: la finestra – le finestre; la penna – le penne.
Eccezioni: l’ala e l’arma, pur essendo femminili, formano il plurale con la desinenza –i: le ali e le armi.
B) I nomi femminili e maschili che finiscono in –ca e –ga formano il plurale:
– in –chi e –ghi se sono maschili: il monarca – i monarchi; l’auriga – gli aurighi;
– in –che e in –ghe se sono femminili: la nuca – le nuche; la strega – le streghe.
Eccezioni: belga (= abitante del Belgio) fa belgi al maschile e belghe al femminile.
C) I nomi che finiscono in –cìa e –gìa (con i accentata) formano il plurale regolarmente in –cìe e –gìe:
– la farmacia – le farmacie, la bugia le bugie
D) I nomi che finisco in –cia e –gia (con i non accentata) conservano la i se le consonanti c e g sono precedute da vocale, la perdono invece se sono precedute da consonante; quindi nel primo caso il plurale sarà – cie e –gie, mentre nel secondo –ce e –ge:
– la camicia – le camicie, la valigia – le valigie, la ciliegia – le ciliegie – la provincia – le province, la boccia – le bocce, la spiaggia – le spiagge
E) I nomi che al singolare finiscono in –o prendono al plurale la desinenza senza –i:
– il bambino – i bambini, l’impiegato – gli impiegati, il sasso – i sassi
Attenzione: uomoforma il plurale in uomini
F) I nomi che finiscono in -co e -go non seguono una regola fissa nella formazione del plurale. In linea di massima, se non piani (l’accento sulla penultima sillaba), fanno il plurale in –chi e –ghi; se non sdruccioli (l’accento sulla terzultima sillaba) formano il plurale in –ci e –gi:
– il baco – i bachi, il fungo – i funghi – il medico – i medici, il teologo – i teologi
Nomi piani che fanno il plurale diversamente: l'amico - gli amici, il greco - igreci, ilporco - iporci.
Nomi sdruccioli che fanno il plurale diversamente: ilcarico - icarichi, l'incarico - gli incarichi.
Se avete dubbio riguardo alla formazione del plurale delle parole, consultate un buon dizionario.
G) i nomi che finiscono in –io (con i accentata) formano il plurale in –ii:
– zio – zii; pendio – pendii; rinvio – rinvii
Attenzione: dio fa dei
H) I nomi che finiscono in –io (con i non accentata) fanno il plurale con un sola i:
– viaggio – viaggi; figlio – figli, raggio – raggi
Ora di lavorare!
Scaricate il testo della canzone Esercizio musicale – Giorgia, ascoltatela almeno due volte prima di scrivere le parole mancanti negli spazi. Fateci sapere nei commenti se vi siete trovati bene con questo tipo di attività e se ne volete altre. Buon lavoro!
“Oronero”
Parlano di me
Una ______ facile
Con le ________
Di un giorno semplice
Parlano di te
Che sei ________
Ma cammini a testa alta senza chiedere.
Parlano di lui
Uno stronzo senza fine
Che si perde sotto le prime _______ di aprile
Dicono di me che rimarrò da sola
Ma nel tempo ho scelto e so che ne rimarrà una di me
Una di me.
Parlano di te
Che non hai ________
La gente parla quando non ascolta neanche se
Parlano di me
Che non mi amo davvero
Ma una _______ sul mio viso è il mio primo ________
Parlano di noi
e abbiamo tutti contro
Ma tu sei come me
So che rimarrai al mio ________
Dicono di me
Non sono più com’ero
E questa sono io
E loro sono oro nero
Oro nero
Oro nero.
Parlano di te
Un ______ che si perde
Ma dà un abbraccio alla vita che poi li protegge
Parlano di lei
Una ________ senza cuore
Ma che chiede solamente di trovare amore
Dicono di me
Che non so consolare
Ma sono qui davanti a te e mi prendo il tuo ______
Parla un po’ con me
Che sono come te
E le parole sono _______ e sanno fare male
Devi saperle usare.
Parlano di te
Che non hai regole
La gente giudica e non sa neanche lei perché
Parlano di me
Che non mi amo davvero
Ma una _______ sul mio viso
La vorrei sul serio
Parlano di noi
Che abbiamo tutti contro
Ma tu sei come me,
So che rimarrai al mio ______
Dicono di me
Non sono più com’ero
E questa sono io
Non lo voglio l’oro nero
Oro nero
Oro nero
Parlano di te
Che tu non puoi cambiare
Ma nella vita hai fatto _______ per potere amare
Parlano di me
Ci credo per davvero
Le tue _______ sono oro
Basta, oro nero
Le parole originali
“Oronero”
Parlano di me
Una donna facile
Con le difficoltà
Di un giorno semplice
Parlano di te
Che sei fragile
Ma cammini a testa alta senza chiedere.
Parlano di lui
Uno stron*o senza fine
Che si perde sotto le prime luci di aprile
Dicono di me che rimarrò da sola
Ma nel tempo ho scelto e so che ne rimarrà una di me
Una di me.
Parlano di te
Che non hai regole
La gente parla quando non ascolta neanche se
Parlano di me
Che non mi amo davvero
Ma una carezza sul mio viso è il mio primo pensiero
Parlano di noi
e abbiamo tutti contro
Ma tu sei come me
So che rimarrai al mio fianco
Dicono di me
Non sono più com’ero
E questa sono io
E loro sono oro nero
Oro nero
Oro nero.
Parlano di te
Un uomo che si perde
Ma dà un abbraccio alla vita che poi li protegge
Parlano di lei
Una donna senza cuore
Ma che chiede solamente di trovare amore
Dicono di me
Che non so consolare
Ma sono qui davanti a te e mi prendo il tuo dolore
Parla un po’ con me
Che sono come te
E le parole sono armi e sanno fare male
Devi saperle usare.
Parlano di te
Che non hai regole
La gente giudica e non sa neanche lei perché
Parlano di me
Che non mi amo davvero
Ma una carezza sul mio viso
La vorrei sul serio
Parlano di noi
Che abbiamo tutti contro
Ma tu sei come me,
So che rimarrai al mio fianco
Dicono di me
Non sono più com’ero
E questa sono io
Non lo voglio l’oro nero
Oro nero
Oro nero
Parlano di te
Che tu non puoi cambiare
Ma nella vita hai fatto passi per potere amare
Parlano di me
Ci credo per davvero
Le tue parole sono oro
Basta, oro nero
Arrivederci e buono studio!
Claudia V. Lopes
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Oggi studieremo le combinazioni “li” e “gli” che, a volte, confondono un po’ non solo gli stranieri ma anche gli italiani. Quindi fate attenzione alle regole per non sbagliare!
1) Si usa “li”:
a) all’inizio di parola: liana, lievito, lieto. Eccezione: l’articolo gli e i pronomi gli (= a lui), glielo, gliela, gliele, gliene;
b) quando la l è doppia: mollica, sollievo, allievo;
c) nelle parole in cui l’accento cade sulla i e nei loro derivati: malia (ammaliare), regalia, balia;
d) nelle parole che mantengono l’originaria grafia latina: milione, ciliegia, esilio, olio;
e) in tutti i nomi propri di persona: Virgilio, Aurelia, Emilio, Attilio. Eccezione: Guglielmo, Gigliola;
f) in alcuni nomi geografici di origine latina: Sicilia, Italia, Versilia.
2) Si usa “gli” nei nomi geografici di origine straniera (Siviglia, Marsiglia) e in tutti gli altri casi: giglio, maglione, luglio, consiglio, famiglia.
La parola famigliare si può scrivere anche familiare.
Spunti tratti dal libro Datti una regola, di Rosetta Zordan.
Arrivederci e buono studio!
Claudia V. Lopes
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Come vi ho promesso nel post precedente, studieremo ogni singolo tempo del modo congiuntivo, cosicché possiate capire come e quando lo si usa. Oggi approfondiremo il congiuntivo presente e, quindi, è molto importante che conosciate bene le desinenze che compongono i verbi regolari:
ARRIVARE
PRENDERE
SENTIRE
che io arrivi
che tu arrivi
che lui/lei arrivi
che noi arriviamo
che voi arriviate
che loro arrivino
che io prenda
che tu prenda
che lui/lei prenda
che noi prendiamo
che voi prendiate
che loro prendano
che io senta
che tu senta
che lui/lei senta
che noi sentiamo
che voi sentiate
che loro sentano
Sicuramente vi ricordate che per la coniugazione del presente indicativo ci sono alcuni verbi della terza coniugazione (-ire) detti incoativi, che presentano l’inserimento dell’interfisso –isc– tra la radice e la desinenza (io finisco, io guarisco, ecc.). Quindi nel congiuntivo presente lo stesso interfisso si ripresenta: FINIRE – che io finisca, che tu finisca, che lui/lei finisca, che noi finiamo, che voi finiate, che loro finiscano.
E come si forma il congiuntivo presente dei verbi irregolari?
Per fortuna, quasi tutti verbi irregolari si formano a partire dalla prima persone del verbo al presente indicativo:
a)io vengo – che io venga, che tu venga, che lui/lei venga, che noi veniamo, che voi veniate che loro vengano
b) io muoio– che io muoia, che tu muoia, che lui/lei muoia, che noi moriamo, che voi moriate, che loro muoiano
c) io faccio – che io faccia, che tu faccia, che lui/lei faccia, che noi facciamo, che voi facciate, che loro facciano
d) io dico – che io dica, che tu dica, che lui/lei dica, che noi diciamo, che voi diciate, che loro dicano
Per quanto riguarda la coniugazione degli altri verbi, consultate un buon libro di verbi, un dizionario oppure fatevi aiutare da qualche coniugatore di verbi online.
ATTENZIONE! per quanto riguarda il verbo DOVERE, vi dovete basare sul presente dell’indicativo della forma meno usata (io debbo – che tu debba, che tu debba, che noi dobbiamo, che voi dobbiate, che loro debbano). Anche in questo caso, per fortuna, ci sono pochissimi verbi che presentano coniugazioni diverse, come il verbo ESSERE (che io sia, che tu sia, che lui sia, che noi siamo, che voi siate, che loro siano), AVERE (che io abbia, che tu abbia, che lui/lei abbia, ecc.). Per i verbi che finiscono in -care, – ciare, – cere, -gare, -giare, -gere il meccanismo di formazioni è lo stesso del presente indicativo: che io cerchi; che io schiacci; che io cominci, che io vinca, che io paghi.
Il congiuntivo nelle frasi subordinate
In congiuntivo presente viene in genere adoperato in frasi subordinate, introdotte da verbi di opinione come credere, pensare, ritenere, reputare oppure da verbi desiderativi (che esprimono un desiderio) come volere, sperare, augurare:
a) Credo che ormai Carlo arrivi in ritardo.
b) Pensi che io sia pazza?
c) Speriamo che Maria riesca a superare l’esame.
d) Suppongo che lei finisca di lavorare verso le cinque.
e) Vogliamo che voi veniate al nostro matrimonio.
Inoltre, il congiuntivo presente viene introdotto da locuzioni congiuntive/congiunzioni come senza che, prima che, nonostante, malgrado, a meno che, a condizione che, affinché, ecc.:
a) Purtroppo Anna parte oggi sera senza che io possa salutarla.
b) Ho paura dell’esame di domani malgrado sappia bene l’argomento.
c) Ti chiedo gentilmente di fare i compiti di tedesco adesso, a meno che tu non sia già troppo stanca.
d) In quell’albergo si accettano animali, a condizioni che siano in buona salute.
e) Ti dico queste cose affinché tu ti accorga che stai sbagliando.
Il congiuntivo nelle frasi principali
Una particolarità del congiuntivo presente è che lo si può usare anche nelle frasi principali, cioè non subordinate, per indicare:
a) un desiderio o un augurio: che possiate essere felici, ragazzi!;
b) un dubbio o una supposizione: non l’ho ancora vista. Che abbia perso l’orario?
c) un’esortazione, un invito: che entri il prossimo!; figlio mio, sia ottimista, andrà tutto bene.
d) una concessione: mi abbia pure detto una bugia, ma è sempre una cara amica.
Certamente il testo non è esaustivo, ci sono altre sfumature del modo congiuntivo che ho deciso di non trattare in questo post per non confondervi. Adesso facciamo un po’ di esercizi? Per le soluzioni cliccate qui Esercizio – congiuntivo presente
Esercizio:Completate con i verbi al congiuntivo presente.
1. Credo che Anna (nuotare) __________ molto bene.
2. Non sono sicuro che il treno (arrivare) __________ sul binario 3.
3. Penso che Fernanda (uscire) __________ con Marcello.
4. Temo che questo non (essere) __________ il modo corretto di affrontare questo problema.
5. È probabile che loro non (venire) __________ alla festa di compleanno di Rocco.
6. Sandra aspetta che suo padre (telefonare) le __________.
7. Spero che tu _____________ (sapere) quello che stai facendo.
9. Che mi _______________ (lasciare-tu) in pace!
10. Suppongo che lui ____________ (andare) all’università.
11. Che _____________ (entrare) il prossimo candidato.
12. Malgrado ____________ (essere) preparato, non riesce a trovare un buon lavoro.
13. Penso che tu ____________ (dovere) fare i compiti di italiano.
14. Che _____________ (essere – tu) felice!
Arrivederci e buono studio!
Claudia Valeria Lopes
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Una delle vostre richieste più frequenti riguarda l’uso del congiuntivo, ormai “condannato a morte” nelle frasi dette dipendenti (subordinate) da tanti grammatici rinomati.
La verità è che l’argomento è assai polemico. Da quando ho cominciato a studiare la lingua italiana, confesso di aver sentito di tutto e di più: “il congiuntivo non serve a nulla”, “anche gli italiani lo sbagliano”, “il congiuntivo è ormai morto e sepolto”… la lista sarebbe piuttosto lunga. Sarà veramente così? Certo, non sempre è facile impararlo (e non mi riferisco soltanto agli stranieri). Prima di tutto, a mio vedere, sarebbe necessario conoscere per BENE le desinenze che lo compongono.
Il congiuntivo ha quattro tempi che servono a dare al verbo l’aspetto di una possibilità (anche irreale), una volontà, un desiderio, un timore, un’incertezza, un dubbio. I quattro tempi del congiuntivo sono:
a) presente e imperfetto (tempi semplici)
b) passato e trapassato (tempi composti coniugati con gli ausiliari ESSERE e AVERE)
Prima di studiare più a fondo il congiuntivo dobbiamo sapere come lo si coniuga, secondo il paradigma delle tre coniugazioni in –ARE, –ERE –IRE:
Per quanto riguarda la coniugazione degli altri verbi, consultate un buon libro di verbi, un dizionario oppure fatevi aiutare da qualche coniugatore di verbi online.
1) Congiuntivo presente – forma verbale usata nelle frasi subordinate per indicare eventi e fatti visti come non reali o non obiettivi: spero che siate sinceri; pensi che io sia matta?; spero che loro arrivino al più presto; vuoi che io senta tutto quello che Paola ha da dire?
Coniugazione:
ARRIVARE
PRENDERE
SENTIRE
che io arrivi
che tu arrivi
che lui/lei arrivi
che noi arriviamo
che voi arriviate
che loro arrivino
che io prenda
che tu prenda
che lui/lei prenda
che noi prendiamo
che voi prendiate
che loro prendano
che io senta
che tu senta
che lui/lei senta
che noi sentiamo
che voi sentiate
che loro sentano
ATTENZIONE.: Finire - che io finisca, che tu finisca, che lui/lei finisca, che noi finiamo, che voi finiate, che loro finiscano.
2) Congiuntivo imperfetto – forma verbale usata in genere nelle frasi subordinate, quando la principale, al passato, esprime insicurezza: speravo che lui dicesse tutta la verità. Il congiuntivo imperfetto può anche venire al primo piano nella formazione del periodo ipotetico: se mi dicessi ciò che è successo, mi faresti un grande piacere.
Coniugazione:
ARRIVARE
PRENDERE
SENTIRE
che io arrivassi
che tu arrivassi
che lui/lei arrivasse
che noi arrivassimo
che voi arrivaste
che loro arrivassero
che io prendessi
che tu prendessi
che lui/lei prendesse
che noi prendessimo
che voi prendeste
che loro prendessero
che sentissi
che tu sentissi
che lui/lei sentisse
che noi sentissimo
che voi sentiste
che loro sentissero
3) Congiuntivo passato (composto) – forma verbale generalmente usata nelle frasi subordinate per indicare fatti e eventi passati o conclusi, visti come non reali o non obiettivi: loro pensano che io abbia capito tutto; lui pensa che Carlo abbia fatto un bel pasticcio; i ragazzi ancora credono che sia stato Babbo Natale a portargli i regali.
Coniugazione:
ARRIVARE
PRENDERE
SENTIRE
che iosia arrivato/a
che tusia arrivato/a
che lui/leisia arrivato/a
che noisiamo arrivati/e
voi voisiate arrivati/e
che lorosiano arrivati/e
che ioabbia preso
che tuabbia preso
che lui/leiabbia preso
che noiabbiamo preso
che voiabbiate preso
che loroabbiano preso
che ioabbia sentito
che tu abbia sentito
che lui/leiabbia sentito
che noiabbiamo sentito
che voiabbiate sentito
che loroabbiano sentito.
4) Congiuntivo trapassato (composto) – forma verbale generalmente usata per descrivere un fatto visto come non reale o non obiettivo, che si distingue per l’anteriorità temporale rispetto ad un momento passato: Carlo pensava che io fosse andata all’università; mia madre pensava che i ragazzi avessero rotto i vetri della finestra.
ARRIVARE
PRENDERE
SENTIRE
che io fossi arrivato/a
che tu fossi arrivato/a
che lui/lei fosse arrivato/a
che noi fossimo arrivati/e
che voi foste arrivati/e
che loro fossero arrivati/e
che io avessi preso
che tu avessi preso
che lui/lei avesse preso
che noi avessimo preso
che voi aveste preso
che loro avessero preso
che io avessi sentito
che tu avessi sentito
che lui avesse sentito
che noi avessimo sentito
che voi aveste sentito
che loro avessero sentito
Per oggi può bastare, credo di avervi dato molte informazioni nuove! Nei prossimi post studieremo la concordanza dei tempi del congiuntivo, cioè l’insieme di regole che stabiliscono l’uso dei tempi e dei modi delle frasi principali e delle frasi subordinate.
Arrivederci e buono studio!
Claudia Valeria Lopes
Se il post vi è piaciuto, fatecelo sapere nei commenti!