“Non vale un’Acca! La povera lettera H era proprio nata sfortunata: nessuno o quasi voleva la sua compagnia. Soltanto la C e la G si lasciavano avvicinare da lei, ma non sempre. Guai per esempio se faceva visita alla C quando era in compagnia della O oppure della A; ne sarebbe venuto fuori un CHORO da far rabbrividire o un mostruoso CHAVALLO!!! Una volta un bimbo la mise in un HAVEVA che fece inquietare la maestra. Allora, stanca di tanti tormenti, l’H decise di partire per una vacanza. Andò a sciare, ma appena SCIAVA diventava una SCHIAVA. Rinunciò allo sci e pensò di fare un GIRO in compagna, ma diventò un GHIRO e dormì per tutto l’inverno.” (da M. Argilli, Il gioco delle cose, Bompiani, Milano, 1971)
Spero che questa piccola fiaba vi sia piaciuta, poiché, oggi, andremo a curiosare su una delle più enigmatiche lettere dell’alfabeto italiano: la lettera h, che non ha alcun valore fonologico, nonostante rappresenti un vero e proprio grafema diacritico.
I grafemi diacritici sono dei segni aggiunti a una determinata lettera che servono a modificarne la pronuncia o il significato. Nella lingua italiana, per esempio, abbiamo "e", "è" e "é" che non sono lettere diverse, ma la stessa lettera e con o senza accento. Nella lingua portoghese (e in altre lingue come il turco, il rumeno, ecc.) c'è Il cediglia ( ¸ ), un segno a forma di uncino, aggiunto ad alcune consonanti per modificarne la pronuncia: maçã (mela) e maca (amaca).
Come già lo sapete, la lettera h – ottava lettera dell’alfabeto italiano – è muta e serve soltanto come segno grafico nei seguenti casi:
a) per dare alle consonanti c e g il suono duro o gutturale davanti alle vocali e e i: sughero, zucchero, ghiro, chi, che;
b) in alcuni voci del verbo avere: ho, hai, ha, hanno;
c) nelle interiezioni e esclamazioni: oh!, ahi!, ahimè!;
Può sembra strano, ma proprio perché non la si pronuncia, la lettera h suscita frequenti errori di ortografia anche da parte di molti italiani. Quindi, vediamo alcuni casi particolari:
ho | voce del verbo avere | Ho un sacco di libri a casa. |
o | congiunzione | Vuoi caffè o acqua? |
oh | interiezione o esclamazione | Oh, che bel vestito! |
hai | voce del verbo avere | Hai visto il mio zaino? |
ai | preposizione articolata | Avete dato il regalo ai ragazzi? |
ahi | interiezione o esclamazione | Ahi, che mal di stomaco! |
ha | voce del verbo avere | Carlo ha fame. |
a | preposizione | Andiamo a casa? |
ah | interiezione o esclamazione | Ah, che meraviglia! |
hanno | voce del verbo avere | I bambini hanno tanti giocatoli. |
anno | nome | L’anno è volato. |
Ricordatevi, però, che la lettera h compare come lettera iniziale di tantissime parole straniere che pullulano il lessico italiano come hotel, handicap, harem, hostess, hot dog, ecc. e latine habitat, homo, humus, ecc.
In questo piccolo video, ascolterete la pronuncia di alcune parole straniere che iniziano con l’acca. Fate molta attenzione perché in italiano, DI SOLITO, la lettera acca non viene pronunciata:
A proposito della pronuncia, riporto qui un’importante considerazione del linguista Luca Seriani, tratta dalla sua Grammatica Italiana, sull’uso degli articoli prima di parole che cominciano per h:
«Più difficile regolarsi davanti a h, che ora è muta (per esempio nelle voci latine e in gran parte di quelle francesi), ora è aspirata (come in inglese e in tedesco). Sarebbe opportuno usare l’ e un nel primo caso (come si fa per le parole italiane con iniziale vocalica) e lo, uno nel secondo, per analogia con quel che avviene davanti a gruppi consonantici esotici. Quindi, da un lato “l’habeas corpus” D’Annunzio, Croce, “dall’harem” Cassieri; dall’altro “sullo Hegel” Croce, “lo Hitler” Spini, Disegno storico, III, 410. Sempre l’ e un andrebbero usati nei derivati con suffisso italiano: “un heiniano” Carducci, “dall’hitlerismo” Croce. Ma gli esempi di usi diversi da questi sono tutt’altro che rari e sono imputabili, almeno in parte, all’incertezza sul valore fonetico di h nel termine straniero.»
Le parole handicap e hot dog, per esempio, nonostante siano degli anglicismi – pronunciati, ovviamente, con la h aspirata -, hanno subito ciò che in linguistica viene chiamato “italianizzazione della pronuncia”. Infatti, i dizionari più recenti riportano l’h iniziale come una consonante muta, per cui gli articoli utilizzati davanti a queste parole saranno l’ e un: l’handicap e un handicap, l’hot dog e un hot dog. In caso di dubbio riguardante i vocaboli stranieri, consultate un buon dizionario.
Con uso figurativo troviamo la lettera h nelle espressioni non saperne, non capire, non valere un'acca: Francesco non capisce un'acca di economia. Il significato nasce dal fatto, come abbiamo visto, che la lettera h non un suono proprio nella lingua italiana.
Per essere una lettera muta, credo che ne abbiamo parlato fin troppo, non è vero? Spero, comunque, che il post vi sia piaciuto.
Arrivederci e buono studio!
Claudia Valeria Lopes
Se il post vi è piaciuto, fateci sapere nei commenti!
Bibliografia:
- Cetroni M.R. et alii, Grammaticando. Cercola (Napoli), Loffredo Editore, 1997.
- SABATINI, Francesco, La comunicazione e gli usi della lingua.
- DARDANO, Maurizio e TRIFONE, Pietro. Parole e Frasi. Bologna, Zanichelli Editore Spa, 1985.
- SERIANI, Luca. Grammatica italiana. Torino, Utet Editore, 1991.
Molto interesante! Grazie!
Grazie, Maria!
Davvero ben fatto. Complimenti.
Grazie, Roberto!
Sei anche tu un insegnante di’italiano?
Un abbraccio!
Mah… direi abbastanza, sì :)))
Allora, buon lavoro e a presto!
Claudia