Parlare del lavoro!

Ciao a tutti!

In questo nuovo post imparerete alcuni termini e frasi per parlare di lavoro/professione, che vi permetteranno di discutere non solo sul lavoro che fate ma anche di chiedere agli altri che lavoro fanno oppure di che cosa si occupano. Parleremo anche delle professioni al femminile, un tasto dolente ancora oggi molto gettonato tra i linguisti della lingua italiana.

Le frasi/i termini più comuni che possiamo adoperare sono (formali e informali):

a) che lavoro fa/fai?

b) di che cosa si occupa/ti occupi?

c) cosa fa/fai nella vita?

Le risposte possono essere tante, eccone alcune:

Io sono …

a) un insegnante/un’insegnante, un avvocato, un ingegnere, un uomo d’affari, una donna d’affari, uno studente, una studentessa…

b) io lavoro come avvocato, io faccio l’avvocato

c) io lavoro in televisione; io lavoro nel campo dell’informatica, nel campo dell’editoria (magari sono uno scrittore, lavoro con il proofreading/revisione di bozze, testi, libri ecc.).

Alcune professioni al maschile e al femminili:

il maestro – la maestra

il cuoco – la cuoca

il sarto – la sarta

l’infermiere – l’infermiera

Con i nomi di professione che appartengono alla categoria dei nomi di genere comune in –e, –a, –ista, –cida il nome maschile di professione rimane invariato. In questo caso, si deve cambiare l’articolo:

a) nomi in -e:

il nipote – la nipote 

il custode – la custode

il parente – la parente

b) nomi in -a:

il collega – la collega

il pediatra – la pediatra

un atleta – un’atleta

c) i nomi in -ista e -cida:

il giornalista – la giornalista 

il pianista – la pianista 

un artista – un’artista (con l’articolo determinativo può essere maschile o femminile, dipende dal genere del soggetto: l’artista è appena arrivato; l’artista è appena arrivata)

il suicida – la suicida 

un omicida – un’omicida

d) i nomi che corrispondono a forme sostantivate di participio presente:

 il cantante – la cantante

un insegnante – un’insegnante

un amante – un’amante 

e) Ci sono altri nomi che formano il femminile aggiungendo il suffisso essa al nome maschile:

dottore – dottoressa

presidente – presidentessa

vigile – vigilessa

poeta – poetessa

Il suffisso -essa assume, in particolare, una connotazione negativa nella lingua comune, proprio per questo è il meno adoperato nella formazione del femminile: fiolosofessa, generalessa, gigantessa, giudicessa

In alcuni casi, è possibile aggiungere al maschile il determinante donna

il poliziottola donna poliziotto oppure il più comune poliziotta

il magistratola donna magistrato oppure il meno comune magistrata

Dobbiamo tenere conto che, negli ultimi decenni, le condizioni sociali femminili sono cambiate davvero tanto. Le donne si sono affermate in molti settori e oggi svolgono delle professioni che in passato erano loro praticamente vietate. Nel campo politico e istituzionale, per esempio, già spuntano nomi come “sindaca” e “magistrata”.

Tuttavia, nei settori ai quali le donne hanno avuto accesso solo recentemente, come l’esercito e le forze dell’ordine, il plurale è ancora, per così dire, in fase di assestamento: per il sostantivo soldato, il dizionario Sapere.it registra il femminile soldata, specificando che soldatessa deve essere evitato poiché ha una denotazione scherzosa e un valore spregiativo. Per il femminile di generale, invece, lo stesso dizionario ci informa che, secondo le normali regole della lingua italiana, può essere maschile e femminile (cioè, di genere comune come nipote e custode) e può essere distinto solo dall’articolo o, eventualmente, dall’aggettivo che lo segue: il generale – la generale; il nipote – la nipote, il custode – la custode; che nipote bella che ho; che nipote bello che ho. Ovviamente, il femminile generalessa va evitato.

Spero che il post vi sia piaciuto che che vi abbia aiuta a capire un po’ come dobbiamo impostare il nostro discorso nel momento di parlare del lavoro e della professione.

Arrivederci e buono studio!

Claudia Lopes

Se il post vi è piaciuto, fatecelo sapere nei commenti!

Bibliografia:

  1. Cetroni M.R. et aliiGrammaticando. Cercola (Napoli), Loffredo Editore, 1997.
  2. SABATINI, Francesco, La comunicazione e gli usi della lingua. Bologna, Loescher editore, 1995.
  3. DARDANO, Maurizio e TRIFONE, Pietro. Parole e Frasi. Bologna, Zanichelli Editore Spa, 1985.
  4. DUCI, Gianfranca e DI ROSA, Silvana – Grammatica pratica e scrittura. Petrini Editore, Borgaro (BO), 2009.
  5. SERIANI, Luca. Grammatica italiana. Torino, Utet Editore, 1991.
  6. Dizionario Garzanti, De Mauro e Lo Zingarelli della lingua italiana.
  7. BOTTIROLA, Giovanni e CORNO, Dario – Comprendere e comunicare. Torino, Paraiva, 1986.

 

 

 

Pubblicato da Cláudia Valéria Lopes

Cláudia Valéria Lopes è nata a Rio de Janeiro, Brasile. Nel 2001 si laureò in Lingue straniere (portoghese e italiano) presso l’UFRJ – Universidade Federal do Rio de Janeiro. È traduttrice e insegnante di portoghese e italiano. Ha vissuto in Italia per sette anni, periodo in cui ha potuto approfondire le sue conoscenze della lingua italiana e dare continuità ai suoi studi. Ha lavorato per due anni come lettrice di lingua portoghese (norma brasiliana ed europea) presso l’Università degli Studi di Bari. Dal 2009 vive in Svizzera, dove lavora nel campo dell’e-learning, traduttrice (le sue lingue di lavoro sono: portoghese, italiano, inglese e tedesco) e insegnante di portoghese e italiano. Claudia è fondatrice, amministratrice e redattrice del Blog, della pagina Facebook di Affresco della Lingua Italiana e del canale Youtube. Nel 2021 ha conseguito un master in Didattica della Lingua Italiana come lingua seconda presso l'università E-Campus.

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