L’architettura della Divina Commedia – l’Inferno

“𝓔 𝓺𝓾𝓲𝓷𝓭𝓲 𝓾𝓼𝓬𝓲𝓶𝓶𝓸 𝓪 𝓻𝓲𝓿𝓮𝓭𝓮𝓻 𝓵𝓮 𝓼𝓽𝓮𝓵𝓵𝓮.”

(𝓘𝓷𝓯𝓮𝓻𝓷𝓸 𝓧𝓧𝓧𝓘𝓥, 139)

Nel post precedente, abbiamo conosciuto un po’ della vita e della produzione letteraria di Dante Alighieri. Oggi, invece, cominceremo a studiare l’architettura di una delle sue opere più celebri e conosciute: La divina Commedia; partiremo esattamente dal primo canto, l’Inferno. Prima di iniziare, è importante tenere presente che Dante immaginava l’aldilà secondo la teoria tolemaica (dall’astronomo greco Tolomeo).

(Claudio Tolomeo – Wikipedia)

Claudio Tolomeo o semplicemente Tolomeo (grego Κλαύδιος Πτολεμαῖος, latino Claudius Ptolemaeu, 100 circa – Alessandria d’Egitto, 175 circa) fu un astronomo, astrologo e geografo greco; è considerato uno dei padri della geografia, è anche autore di importanti opere scientifiche, la principale delle quali è il trattato astronomico intitolato Almagesto. Per Tolomeo, la Terra risultava al centro dell’universo, immobile con attorno tutti gli altri pianetti in orbita, compreso il Sole.

Quindi, anche per Dante al centro dell’universo c’era la Terra immobile e l’uomo abitava l’emisfero boreale, che si estendeva dal fiume Gange allo stretto di Gibilterra. La foce del fiume Gange, in India, era considerata dai geografi medievali, e quindi da Dante, come uno dei punti più estremi per quanto riguardava la longitudine, cioè la terra emersa.

Nella Divina Commedia sotto l’emisfero boreale si trova l’Inferno, la cui porta d’accesso è nei pressi della città di Gerusalemme (Inferno, canto III, v.9: Lasciate ogne speranza voi che entrate):

…Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogni speranza, voi ch’intrate”…

Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando: “Guai a voi, anime prave! …”

Così sen vanno su per l’onda bruna,
e avanti che sien di là discese,
anche di qua nuova schiera s’auna…

La prima delle tre cantiche della Divina Commedia è l’Inferno che corrisponde al primo dei tre Regni dell’Oltretomba dove regna Lucifero, il cui significato originario era “angelo della luce”. Secondo la leggenda, l’inferno si formò quando Lucifero, cacciato dall’Empireo, cadde sulla Terra, facendola ritirarsi inorridita, fino a quando l’angelo ribelle rimase conficcato al centro, il più lontano possibile da Dio.

Empireo - nella cosmologia e teologia medievale, decimo e ultimo cielo, sede di Dio e dei beati.
Veduta dell’Inferno dantesco che si estende all’interno della Terra, disegnato da Michelangelo Caetani (Wikipedia)

L’Inferno è suddiviso in nove cerchi che sono abitati da nove tipologie di peccatori: primo cerchio – limbo; secondo cerchio – lussuriosi; terzo cerchio – golosi; quarto cerchio – avari e prodighi; quinto cerchio – iracondi e accidiosi; sesto cerchio – eretici ed epicurei; il settimo cerchio, dove si trovano i violenti, è suddiviso a sua volta in tre gironi: primo girone – gli omicidi; secondo girone – i suicidi e scialacquatori; terzo girone – bestemmiatori, sodomiti e usurai; l’ottavo cerchio (Malebolge, nome dato all’ottavo cerchio dell’Inferno) è suddiviso in 10 bolge: prima bolgia – ruffiani e seduttori; seconda bolgia – adulatori e lusingatori; terza bolgia – simoniaci; quarta bolgia – maghi e indovini; quinta bolgia – barattieri; sesta bolgia – ipocriti; settima bolgia – ladri; ottava bolgia – consiglieri fraudolenti; nona bolgia – seminatori di discordia; decima bolgia – i falsari; il nono cerchio dove si trovano i traditori (fraudolenti verso chi si fida) è anche suddiviso in tre zone: prima zona – Caina; seconda zona – Antenora; Terza zona Tolomea.

Ogni gruppo di peccatori sconta una pena per contrappasso, contrasto o analogia. Nella pena per contrasto, al colpevole viene inflitta una pena uguale o simile al danno da lui arrecato; alla pena per analogia, il peccatore ripete all’infinito il peccato commesso e, infine, la pena per contrasto, tipo di pena che è l’opposto del peccato; un esempio sono gli ignavi che non si sono mai schierati in vita, per cui sono costretti a correre per l’eternità nudi dietro a una bandiera mentre vengono punti da insetti quali vespe e mosche oppure da vermi. La pena riservata, per esempio, agli avari (quarto-cerchio), che hanno accumulato ricchezze in vita senza mai dare nulla agli altri, consiste nello spingere massi senza mai fermarsi.

Come abbiamo visto nel post precedente, il viaggio/poema inizia con lo smarrimento di Dante nella “selva oscura”, “nel mezzo del cammin” della sua vita, ossia all’età di 35 anni circa, poiché lui considerava che la durata media della vita fosse ai 70 anni.

Nel suo percorso, Dante è guidato da tre personaggi: il poeta Virgilio (70 a.C. – 19 a.C.), che lo accompagnerà nell’Inferno e nel Purgatorio. Virgilio rappresenta la conoscenza razionale e quella teologica; Beatrice, il suo angelo, che gli mostrerà il paradiso (1266 1290); San Bernardo di Chiaravalle (1090 – 1153), uno dei più importanti rappresentanti del pensiero mistico del XII secolo, che lo condurrà nei cieli più alti. 

700 anni dalla morte di Dante Alighieri: Dantedì

Virgilio è un personaggio molto importante all’interno della Divina Commedia, visto che guiderà Dante fino al Purgatorio. Dal Purgatorio in poi, sarà la sua donna-angelo, Beatrice, a guidarlo. Tuttavia, è importante evidenziare che Virgilio, non essendo battezzato – perché morto prima della nascita Cristo – non poteva salire in Paradiso.

Dante Alighieri, Divina Commedia: Inferno, Canto XVII. Andrey Shishkin (1960), Dante e Virgilio, 2015 • Terzo Pianeta (https://terzopianeta.info)
Dante e Virgilio (Mantova, 15 ottobre 70 a.C.– Brindisi, 21 settembre 19 a.C.), è stato un poeta romano, autore di tre opere tra le più famose della letteratura latina: le Bucoliche (Bucolica), le Georgiche (Georgica), e l’Eneide (Aeneis).

La sua scelta, però, come guida lungo i primi due Regni dell’oltretomba non è stata, ovviamente, casuale. Dante ha sempre ammirato e stimato Virgilio sin dalla sua giovinezza, studiando la sua figura e soprattutto l’Eneide. Quindi lo vedeva come la figura ideale per guidarlo nel suo viaggio. Infatti, è Virgilio a mostrargli l’ingresso dell’inferno (le segrete cose) e i misteri del regno dell’aldilà.

Per oggi è tutto, spero che il post vi sia piaciuto, non perdete il prossimo sul Purgatorio.

Vi abbraccio!

Claudia V. Lopes

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Bibliografia:

  1. SALINARE, Carlo. Profilo storico della letteratura italiana, Giunti, 1991.
  2. Speciale Dante, Rivista ADESSO, marzo – 2021
  3. FERRONI, Giulio. Profilo storico della letteratura italiana, Einaudi Scuola, 2008.

Pubblicato da Cláudia Valéria Lopes

Cláudia Valéria Lopes è nata a Rio de Janeiro, Brasile. Nel 2001 si laureò in Lingue straniere (portoghese e italiano) presso l’UFRJ – Universidade Federal do Rio de Janeiro. È traduttrice e insegnante di portoghese e italiano. Ha vissuto in Italia per sette anni, periodo in cui ha potuto approfondire le sue conoscenze della lingua italiana e dare continuità ai suoi studi. Ha lavorato per due anni come lettrice di lingua portoghese (norma brasiliana ed europea) presso l’Università degli Studi di Bari. Dal 2009 vive in Svizzera, dove lavora nel campo dell’e-learning, traduttrice (le sue lingue di lavoro sono: portoghese, italiano, inglese e tedesco) e insegnante di portoghese e italiano. Claudia è fondatrice, amministratrice e redattrice del Blog, della pagina Facebook di Affresco della Lingua Italiana e del canale Youtube. Nel 2021 ha conseguito un master in Didattica della Lingua Italiana come lingua seconda presso l'università E-Campus.

5 pensieri riguardo “L’architettura della Divina Commedia – l’Inferno

  1. Molto chiaro, non è facile leggere questo libro senza una precedente spiegazione, grazie mille

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