Cari lettori e care lettrici,
Non se avete letto il post Un patrimonio ereditario importante – il latino e il fiorentino, in cui parlo del latino e del fiorentino, nonché di Dante, Petrarca e Boccaccio e della loro importanza nella formazione della lingua italiana. Oggi, invece, faremo un salto ancor più indietro nel tempo per parlare della nascita della letteratura volgare in Italia, cioè la lingua caratteristica del popolo, precisamente della Carta Capuana, considerato il primo documento legale/ufficiale in volgare italiano.
Con l’espansione dello Stato Romano, il latino svolse un ruolo di grande rilievo nella vita politica, sociale e culturale non solo nella penisola italica, ma nelle terre conquistate, poiché era la lingua ufficiale dell’Impero, radicatasi, in seguito alle conquiste, in gran parte dell’Europa e dell’Africa Settentrionale. Dunque tutte le lingue romanze (e tantissimi dialetti italiani) discendono dal latino volgare – cioè parlato dal popolo -, benché si riscontrino spesso, in molte lingue moderne, appartenenti ad altri ceppi, vocaboli di origine latina. Anche dopo la caduta dell’Impero d’Occidente, 476 d.C, per più di un millennio, il latino continuò a essere adoperato, nel mondo occidentale, come la lingua della cultura e della letteratura.
Un patrimonio ereditario importante – il latino e il fiorentino
Con il declino di Roma (476 d.C.), la lingua latina perse l’importanza, essendo sostituita da nuove lingue locali, dette anche neolatine o romanze. Tuttavia, per più di un millennio, il latino continuò a essere adoperato, nel mondo occidentale, come la lingua della cultura e della letteratura; sarà necessario aspettare fino al Mille per trovare documenti nei quali è stata usata una lingua parlata dal popolo, il cosiddetto “volgare”.
Troviamo uno dei primi documenti legali in volgare-italiano nella Carta Capuana del 960. In realtà, sono parole di un testimone di una lite per confini di proprietà tra l’abbazia di Montecassino, retto dall’Abate Aligerno, e un piccolo feudatario locale, Rodelgrino d’Aquino.
Questo documento, scoperto nell’archivio cassinese e redatto dal Giudice di Capua Arechisi, fu pubblicato nel 1734 dall’Abate Erasmo Glottala.
Comparvero tre testimoni dinanzi al giudice, i quali deposero a favore del monastero, avendo in mano una carta e indicando con un dito i confini del luogo occupato illecitamente da Rodelgrino d’Aquino, dopo la distruzione dell’abbazia da parte dei Saraceni nell’885. La formula, in volgare campano e ripetuta quattro volte, fu inserita nella sentenza in latino emessa a fine processo.
Spero che il post vi sia piaciuto, alla prossima con i poeti siciliani!
Claudia V. Lopes

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Bibliografia:
- SALINARE, Carlo. Profilo storico della letteratura italiana, Giunti, 1991.
- FERRONI, Giulio. Profilo storico della letteratura italiana, Einaudi Scuola, 2008.
Ciao complimenti!!! Direi che oltre che a scrivere correttamente l’ italiani, negli articoli che proponi fai anche delle notevoli ricer he al riguardo dell’esito argomento che tratti. Personalmente tutto ciò che descrivi sopra, lo avevo studiato ai tempi della scuola.
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Io queste cose le ho studiate all’università, in letteratura italiana. La lingua italiana è la mia vita.
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Si capisce perfettamente
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Buongiorno! Tu sei su Instagram?
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Ciao cara, si sono anche su Instagram @giusygraffiti, comunque mi sembra di averti lasciato dei commenti su Instagram col mio nominativo sempre giusygraffiti. By
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Particolarmente interessanti sono anche il cosiddetto Indovinello Veronese e forse, ancora di più, i testi che accompagnano gli affreschi sotterranei della chiesa di San Clemente, a Roma.
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Infatti, l’Indovinello Veronese sarà l’argomento del prossimo post. Un caro saluto dalla Svizzera!
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