Ciao a tutti!
Nel nostro post di oggi tratteremo di un argomento che suscita dei dubbi agli studenti non italofoni: là e lì. Di primo acchito, ci viene spontaneo dire che entrambi sono sinonimi perfetti, ma la differenza c’è, anche se sottilissima. Nel complesso, là e lì significano “in quel luogo“, dunque cerchiamo di capire queste piccole sfumature secondo alcuni dizionari della lingua italiana:
Là – indica in genere un luogo distante da chi parla e da chi ascolta (ma con minore determinatezza dell’avverbio lì, con cui ha molti usi in comune):
Dove devo mettere il libro?
Mettilo là sopra.
Alcune espressioni con là |
di là | È partita di là ieri sera. |
da là | Da là al club ci vorrà mezz’ora. |
fin là | Anna è arrivata fin là. |
quello/quella là | Dammi quello là; con valore spregiativo: dov’è andata quella là? |
Là unito a un avverbio |
là fuori, là dentro, là intorno, là sopra, là sotto, ecc. |
Lì – indica in genere un luogo non molto lontano da chi parla o da chi ascolta, e con più esattezza dell’avverbio là:
Dove devo mettere il libro?
Mettilo lì sopra.
Alcune espressioni con lì |
di lì | È partito ora di lì. |
da lì | Da lì all’università ci sono due ore di cammino. |
fin lì | Siamo arrivati fin lì. |
di lì | Sono entrata di lì. |
per lì | Siamo passati per lì. |
Lì unito a un avverbio |
lì dentro, lì accanto, lì sopra, lì sotto, ecc. |
Quindi la differenza è, per così dire, minima: là indica un luogo decisamente lontano da chi parla e ascolta e lì un luogo non molto lontano e leggermente più preciso da chi parla e ascolta.
Arrivederci e buono studio!
Claudia V. Lopes
Se il post vi è piaciuto, fatecelo sapere nei commenti.
Bravissima ottima spiegazione!!! 😘
Grazie bella! Come stai?
Ciao tutto bene grazie e tu? 😘
Sto bene, nel bel mezzo di un trasloco… qui c’è un vero caos! Un bacio 🙂
Ci credono!!! Buon lavoro 😘
Dal punto di vista grammaticale mi pare di ricordare che lì si usa per lo stato in luogo (risponde alla domanda DOVE?), là invece per il moto da, verso e attraverso luogo (risponde alle domande DA DOVE?, VERSO DOVE?, ATTRAVERSO CHE COSA?).
Ciao Angela! Scusami la risposta tardiva, purtroppo mi sono dimenticata di rispondere il tuo commento. Potresti dirmi dove hai trovato questa spiegazione? Quello che hai letto sul post è stato tutto ciò che ho trovato a riguardo. Sulle grammatiche che ho a casa non approfondiscono quest’argomento. Magari sui dizionari? Come lo sai, ho studiato/imparato la lingua italiana da straniera (sono brasiliana), quindi i miei approcci e ragionamenti sono diversi da uno studente madrelingua.
Personalmente, a parte tutte le considerazioni, anche giuste, ho l’impressione che in molti casi ci possa essere una differenza nella scelta, dettata anche dalla posizione di chi parla rispetto a chi ascolta. Qui aggiungo alcuni riferimenti dai quali si intuiscono le posizioni:
“Venite tutti qua; tu però mettiti lì. Voi due spostatevi più in là, insieme con coloro che erano prima qui. Eccoci tutti qua. Io e te, da qui ascolteremo meglio chi è là. Ma voi da lì, alzate un po’ il tono di voce: qui non si sente così chiaro.”
E comunque complimenti, e da italiano, un grazie per la tua passione verso la nostra lingua.
Buongiorno! Grazie mille del bel commento e delle considerazioni. Sì, hai ragione, l’uso di qui e qua/là e lì viene dettato piuttosto dalla posizione. Grazie ancora, accetto il complimento molto volentieri, poiché la lingua italiana è la mia vita.
Un abbraccio!
Ciao, Cláudia Valéria.
E’ stato un piacere conoscere il tuo “affresco”. Ti seguirò e se dovesse capitare, occasionalmente ti darò qualche dritta.
Solo, ti prego, correggi il mio refuso “RIPETTO a chi ascolta”, che ovviamente doveva essere “RISPETTO a chi ascolta”. Su entrabe le pagine: Lì/là e qui/qua.
Grazie e cordialità,
Angelo
Vorrei anche aggiungere che gioca un ruolo nella scelta la posizione oggetto di lì/là e qui/qua anche rispetto ad entrambi i soggetti, se sono insieme o distanti fra loro, e/o se sono vicini o distanti dal luogo indicato.
Ho fatto la correzione che mi hai chiesto!
Un caro saluto 🙂
Beh, “Ho fatto la correzione…” va bene, ma “La correzione che ho fatto”, no: meglio “La correzione che ho fatta”.
Interessante sarebbe affrontare questo approfondimento. Te lo suggerisco.
Poi ne proverei con un altro: quello dei nomi con molteplici generi e/o plurali, come il telo / la tela, il tavolo / la tavola, il filo / la fila / i fili / le file / le fila ecc.
Ciao Claudia Valeria, e fammi sapere.
Buon affresco,
Angelo
Ciao Angelo, grazie del commento e dei suggerimenti. Scriverò un post su questo argomento, mi sembra molto interessante. Tempo fa ho letto un articolo dell’Accademia della Crusca che riguardava esattamente la concordanza del participio passato, ecco uno degli esempi (ce n’erano 4):
1) accordo del participio d’un verbo composto con l’ausiliare avere col complemento oggetto posposto (“ho scelto le migliori opere” – “ho scelte le migliori opere”: nettamente prevalente, e quindi anche preferibile, la prima soluzione).
Questo, forse, è uno dei capitoli più complessi e difficili per uno straniero (come me) la cui lingua madre è il portoghese. Se vuoi da’ un’occhiata a questi post:
https://affrescodellalinguaitaliana.com/?s=plurali
https://affrescodellalinguaitaliana.com/2020/08/14/i_nomi_difettivi/
https://affrescodellalinguaitaliana.com/2020/12/11/tavolo-o-tavola/
Un caro saluto!
Claudia
P.S.: per caso hai Instagram?
Claudia, leggerò i post indicati, ma prima dirò qual è il mio orientamento: se il riferimento viene dopo il participio io non accordo il participio, considerando che teoricamente non è ancora enunciato l’oggetto; viceversa, se il riferimento precede, tendo ad accordare il participio perché evidentemente l’oggetto è noto. “Ho FATTO due correzioni”. “Le correzioni che ho FATTE…”
Ciao Angelo!
Come ti ho accennato, scriverò un post su questo argomento, per cui, ovviamente, dovrò fare un piccola ricerca. A casa ho diverse grammatiche, quella che uso di più è Grammatica Italiana, Luca Serianni. Credo che non tutti i grammatici siano sempre d’accordo su questo argomento. Vediamo cosa riesco a combinare. Ti saluto!
Beh, “Ho fatto la correzione…” va bene, ma “La correzione che ho fatto”, no: meglio “La correzione che ho fatta”.
Interessante sarebbe affrontare questo approfondimento. Te lo suggerisco.
Poi ne affronterei un altro: quello dei nomi con molteplici generi e/o plurali, come il telo / la tela, il tavolo / la tavola, il filo / la fila / i fili / le file / le fila ecc.
Ciao Claudia Valeria, e fammi sapere.
Buon affresco,
Angelo
Solo per amore dell’italiano, mi permetto di esprimere un mio dubbio, sperando di non ferirti:
“…per uno straniero la cui lingua madre è il portoghese (come me)” non mi suona bene.
Io avrei detto: “…per uno straniero la cui lingua madre è il portoghese (come nel mio caso)”
Oppure, meno bene: “…per uno straniero la cui lingua madre è portoghese (come lo sono io)”.
Però la soluzione migliore sarebbe stata: “…per uno straniero (come me), la cui lingua madre è il portoghese”.
Angelo, puoi stare tranquillo! Le correzioni non mi feriscono per nulla, anzi! Se io avessi avuto paura di confrontarmi, non avrei creato Affresco della Lingua Italiana tanti anni fa. Sono un tipo tosto, non ho mai avuto paura del confronto. Succede spesso che, rispondendo dal cellulare, trascuro un po’ la correzione ma, credimi, di solito sono molto criteriosa ed esigente. Ti auguro una buona giornata!
Bene.