Sull’uso del vocabolo “cosa”

Ciao a tutti!

Nel nostro post di oggi, studieremo uno dei vocaboli più usati a livello colloquiale nella lingua italiana. Sì, è lui, il famoso “cosa”. Il termine “cosa” (dal latino usa) è generico e viene usato per indicare qualsiasi entità, sia concreta che astratta, oggetto dell’intenzione di chi parla o di chi scrive, meglio determinata dal contesto in cui viene adoperato.

Molto spesso è usato per fare allusione a ciò che non si può (o non si vuole) indicare con più precisione – ho una cosa da dirti; mi puoi dare quella cosa lì?mi hai detto una cosa bruttissimale cose materiali, umane, ecc.

In frasi interrogative o esclamative serve a rafforzare o sostituire il pronome “che” – cosa vuoi da me?; cosa desidera, signora?; ma cosa mi dici mai?; cosa diavolo avete combinato?; cosa?, per dire che non si è sentito o capito quanto è stato detto dall’interlocutore, ma anche per indicare stupore o indignazione.

Una piccola lista di vocaboli ed espressioni che vengono sostitute dal vocabolo “cosa”:

a) parlare con chiarezza: mi potete dire le cose come stanno?perché non chiami le cose col loro nome?;

b) unito a un aggettivo: ogni cosa, tutto; nessuna cosa, niente; la stessa cosa, lo stesso; sopra ogni cosa (altracosa, più di tutto;

c) in particolare, oggetto materiale: mi ha regalato una cosa di valorehai visto che bella cosa ti ho comprato?;

d) al plurale: prendi le tue cose e vattene!;

e) fatto, avvenimento, situazione: ieri mi è accaduta una cosa incredibilepurtroppo, sono cose che capitano;

f) ciò che si pensa, si dice, si ascolta, si conosce, si vede: sai cosa penso?; aspetta che ti faccio vedere una cosa; ascolta questa cosa!conosci questa cosa qui?non vedo quella cosa;

g) sbagliarsi nel capire, fraintendere: ha capito una cosa per un’altra;

h) gesto, azione; lavoro, opera: quello che hai fatto non è stata una bella cosaè una delle mie cose meglio riuscitedovresti fare una cosa alla volta; abbiamo fatto le cose in grande;

i) senza preparazione né cura: di solito fa le cose come capita;

j) fam. alimento, cibo: andiamo a bere una cosa caldapreparami una cosa buona.

Diminutivo: cosetta, cosettina, cosina, cosuccia; peggiorativo cosaccia.

Nell’uso familiare e colloquiale, troviamo anche la forma maschile “coso”, che indica qualunque oggetto o persona che non si sappia o non si voglia nominare in modo proprio: cos’è questo coso?; denominazione spregiativa riguardo a persone o oggetti brutti: chi è quel coso?passami quel coso!; diminutivo cosetto, cosettino, cosino.

Arrivederci e buono studio!

Claudia Valeria Lopes

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Bibliografia basica per l’elaborazione dei post:

  1. Cetroni M.R. et aliiGrammaticando. Cercola (Napoli), Loffredo Editore, 1997.
  2. SABATINI, Francesco, La comunicazione e gli usi della lingua. Bologna, Loescher editore, 1995.
  3. DARDANO, Maurizio e TRIFONE, Pietro. Parole e Frasi. Bologna, Zanichelli Editore Spa, 1985.
  4. SERIANI, Luca. Grammatica italiana. Torino, Utet Editore, 1991.
  5. Dizionario Garzanti, De Mauro e Lo Zingarelli della lingua italiana online

Pubblicato da Cláudia Valéria Lopes

Cláudia Valéria Lopes è nata a Rio de Janeiro, Brasile. Nel 2001 si laureò in Lingue straniere (portoghese e italiano) presso l’UFRJ – Universidade Federal do Rio de Janeiro. È traduttrice e insegnante di portoghese e italiano. Ha vissuto in Italia per sette anni, periodo in cui ha potuto approfondire le sue conoscenze della lingua italiana e dare continuità ai suoi studi. Ha lavorato per due anni come lettrice di lingua portoghese (norma brasiliana ed europea) presso l’Università degli Studi di Bari. Dal 2009 vive in Svizzera, dove lavora nel campo dell’e-learning, traduttrice (le sue lingue di lavoro sono: portoghese, italiano, inglese e tedesco) e insegnante di portoghese e italiano. Claudia è fondatrice, amministratrice e redattrice del Blog, della pagina Facebook di Affresco della Lingua Italiana e del canale Youtube. Nel 2021 ha conseguito un master in Didattica della Lingua Italiana come lingua seconda presso l'università E-Campus.

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