Ciao a tutti!
Negli ultimi giorni, ha fatto un po’ di mente locale per cercare di ricordarmi quale sia stato l’argomento di una delle prime lezioni di letteratura italiana che ho avuto nel primo semestre dell’università. Ecco che mi sono ricordata dell’Indovinello Veronese!
Se pareba boves, alba pratalia araba
et albo versario teneba, et negro semen seminaba.
Traduzione
“Anteponeva a sé i buoi, bianchi prati arava,
e un bianco aratro teneva e un nero seme seminava”
Questo piccolo componimento è considerato il primo testo conosciuto scritto in un volgare italiano, da un ignoto amanuense (o copista) veronese, tra l’VIII secolo e l’inizio del IX, in forma d’appunto, presso il margine superiore di una pergamena. In realtà, si tratta di un indovinello (da cui il nome) molto comune alla letteratura tardo-latina.
In principio, il testo fu considerato l’inizio di un “inno italico del lavoro dei campi”. Tuttavia, sembra accertato che il testo alluda all’arte dello scrivere: spingeva avanti (se è dativo) i buoi, cioè le dita, arava un bianco campo, cioè la carta, teneva un bianco arato, cioè la penna, seminava un seme nero, cioè l’inchiostro. (Salinari, 1991)
Elementi volgari presenti nel testo:
se per sibi, pareba per la terza persona singolare dell’imperfetto; il termine versorio (che indica aratro) ancora in uso nel veronese, ecc.
L’indovinello veronese è, forse, il più antico testo, di cui siamo a conoscenza, scritto in una lingua romanza – i Giuramento di Strasburgo (Sacramenta Argentariae) risalgono a cinquant’anni più tardi – e rappresenterebbe la nascita del volgare in Italia. Ovviamente, non tutti gli studiosi sono d’accordo, alcuni ritengono che si tratti ancora della lingua latina, nonostante tutti gli elementi volgari presenti nel testo.
Secondo me, l’aspetto più interessante, legato a questo piccolo testo, è che tutto ci porta a credere che l’amanuense veronese fosse consapevole di scrivere in volgare e non in un latino sgrammaticato, poiché immediatamente dopo l’indovinello segue una formula latina “Gratias tibi agimus omnipotens sempiterne Deus” (Ti ringraziamo, Dio onnipotente ed eterno).
Buono studio!
Claudia V. Lopes
Se il post ti è piaciuto, fatemi sapere nei commenti!
Bibliografia di base per l’elaborazione dei post (letteratura/cultura):
- SALINARE, Carlo. Profilo storico della letteratura italiana, Giunti, 1991.
- FERRONI, Giulio. Profilo storico della letteratura italiana, Einaudi Scuola, 2008.
- L’Italia è cultura – Letteratura. Edilingua.
- Treccani enciclopedia, Sapere.it, Wikipedia
- Materiale del Master in Didattica della Lingua Italiana come lingua seconda/L2 (Ecampus)
mi piace sempre leggere questi tuoi approfondimenti, mi ricordano i miei primi esami universitari (Storia della lingua italiana!)
Grazie di vero cuore, caro Lorenzo! Se trovi qualcosa che non va (dei refusi), fammi presente, per favore! Tu come stai? Com’è il nuovo lavoro?
Un abbraccio!
Claudia
Va bene, ma stai tranquilla, i tuoi articoli sono molto curati.
Il nuovo lavoro è molto stimolante, lavorare per la cultura è impegnativo ma mi fa sentire finalmente nel posto giusto.
Spero tutto bene anche tu
La frase latina va corretta: “Gratias tibi agimus omnipotens sempiterne Deus”.
Il primo documento in Volgare italiano è il Placito Capuano.
https://www.paginecuriose.it/2019/10/18/il-primo-documento-in-volgare-italiano-il-placito-capuano/#:~:text=%E2%80%9CSao%20ko%20kelle%20terre%2C%20per,Benedetto%E2%80%9D.
Ciao Angelo, la carta Capuana è il primo documento ufficiale/legali, diversamente dall’Indovinello veronese. Tempo fa ho scritto due post sulla nascita della letteratura in volgare, uno di loro era proprio sulla Carta Capuana.
Un caro saluto!