Ciao a tutti!
Nel nostro post di oggi impareremo alcuni usi dell’avverbio “manco”, che deriva dal latino măncu(m): manco, mutilo; difettoso, manchevole. Nell’italiano contemporaneo è una forma esclusivamente dell’uso colloquiale, anche se può comparire in scritture informali, che riproducono il linguaggio parlato. Quindi fate attenzione agli esempi per capire quando e come lo possiamo usare!
1) Uso familiare e popolare in situazioni di negazione totale (nemmeno, neanche):
1 – Ieri non avevo manco un soldo per mangiare!
2 – Quando mi ha visto alla festa manco si è ricordata chi io fossi.
3 – Vuoi venire con noi a fare un’arrampicata?
Manco per sogno!/manco morto!/ manco col cavolo! (assolutamente no!)
4 – Non ne ho incontrato manco uno per aiutarmi.
Osservazione: Troverete l’avverbio “manco” anche in ambito antico e letterario: “rimossi dalla terra i beati fantasmi, salvo solamente Amore, il manconobile di tutti …” (Leopardi)
Arrivederci e buono studio!
Claudia V. Lopes
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Ottimo post sull’avverbio “manco” Buonanotte mia cara amica 🥰
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Cara mia, grazie di leggere i miei scarabocchi, sei sempre un punto di riferimento per me. Ti auguro una buona domenica.
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Ciao Claudia.
Tutto ok, tranne “manco colcavolo” che comunque scriverei “col cavolo”, e che basta già da solo.
Manco = senza e poi la preposizione contraria (col) si contraddicono e generano cacofonia.
A Napoli in dialetto si usa, ma con la preposizione per: “manco p’ ‘o caxx…”,
Ho ancora lavori in casa… “coming soon”, porta pazienza.
Cordialità,
Angelo
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Ciao Angelo! Come sempre, grazie della segnalazione. Non mi sono accorta che avevo mangiato lo spazio tra le due parole, così n’è diventata una. Grazie anche per la precisazione di come dite/pronunciate “manco col cavolo” in napoletano 😁😁😁
Anch’io sono indaffarata, non ti preoccupare affatto.
Un caro saluto!
Claudia
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