Fabrizio de André – Bocca di Rosa

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Ciao a tutti!

Nel nostro post di oggi parleremo di Fabrizio De André (Genova, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999), considerato dalla critica musicale italiana uno dei più grandi cantautori di tutti i tempi. De André ha inciso, in quasi 40 anni di carriera, tredici album ed alcune canzoni pubblicate come singoli, che sono state inserite anche nelle antologie letterarie usate nelle scuole, poiché ricchissime di riferimenti letterari.

La maggior parte dei testi delle sue canzoni parlano degli emarginati, dei ribelli, delle prostitute, in poche parole, dei senza voce. Inoltre, De André è stato il primo artista italiano a dare spazio a tematiche del tutto nuove per l’epoca, molto diverse da quelle sentimentali tipiche della musica leggera nazionale.

Abbiamo scelto per voi una delle sue canzoni più conosciute chiamata Bocca di Rosa, considerata la signature song (canzone firma) dell’autore, alla quale viene maggiormente associato e conosciuto dal suo pubblico. In senso metaforico, l’espressione “bocca di rosa” viene usata, nel linguaggio comune, per far riferimento alla figura della prostituta.

Contenuto ed ispirazione:

“La canzone racconta la vicenda di una forestiera (Bocca di rosa) che, trasferitasi nel “paesino di Sant’Ilario”, con il suo comportamento passionale e libertino («faceva l’amore per passione»), ne sconvolge la quiete. Per cui viene presa di mira dalle «comari del paesino a cui aveva sottratto l’osso», le quali, non tollerando la condotta della nuova arrivata, si rivolgono al commissario, che manda «quattro gendarmi, con i pennacchi e con le armi» che condurranno Bocca di Rosa alla stazione di polizia e successivamente alla stazione ferroviaria, dove sarà accompagnata sul treno per essere allontanata per sempre dal paesino. Alla forzata partenza di Bocca di rosa assistono commossi tutti gli uomini del borgo, i quali intendono «salutare chi per un poco portò l’amore nel paese». Alla stazione successiva, la donna viene accolta in modo trionfale e addirittura voluta dal parroco accanto a sé nella processione.” (Wikipedia)

Bocca di rosa

La chiamavano Bocca di Rosa
metteva l’amore, metteva l’amore,
la chiamavano Bocca di Rosa
metteva l’amore sopra ogni cosa.
Appena scese alla stazione
nel paesino di Sant’Ilario
tutti si accorsero con uno sguardo
che non si trattava di un missionario.
C’è chi l’amore lo fa per noia
chi se lo sceglie per professione
Bocca di Rosa né l’uno né l’altro
lei lo faceva per passione.
Ma la passione spesso conduce
a soddisfare le proprie voglie
senza indagare se il concupito
ha il cuore libero oppure ha moglie.
E fu così che da un giorno all’altro
Bocca di Rosa si tirò addosso
l’ira funesta delle cagnette
a cui aveva sottratto l’osso.
Ma le comari di un paesino
non brillano certo in iniziativa
le contromisure fino a quel punto
si limitavano all’invettiva.
Si sa che la gente dà buoni consigli
sentendosi come Gesù nel tempio,
si sa che la gente dà buoni consigli
se non può più dare cattivo esempio.
Così una vecchia mai stata moglie
senza mai figli, senza più voglie,
si prese la briga e di certo il gusto
di dare a tutte il consiglio giusto.
E rivolgendosi alle cornute
le apostrofò con parole argute:
“Il furto d’amore sarà punito-
disse- dall’ordine costituito”.
E quelle andarono dal commissario
e dissero senza parafrasare:
“Quella schifosa ha già troppi clienti
più di un consorzio alimentare”.
E arrivarono quattro gendarmi
con i pennacchi con i pennacchi
e arrivarono quattro gendarmi
con i pennacchi e con le armi.
Spesso gli sbirri e i carabinieri
al proprio dovere vengono meno
ma non quando sono in alta uniforme
e l’accompagnarono al primo treno.
Alla stazione c’erano tutti
dal commissario al sagrestano
alla stazione c’erano tutti
con gli occhi rossi e il cappello in mano.
A salutare chi per un poco
senza pretese, senza pretese,
a salutare chi per un poco
portò l’amore nel paese.
C’era un cartello giallo
con una scritta nera
diceva “Addio bocca di rosa
con te se ne parte la primavera”.
Ma una notizia un po’ originale
non ha bisogno di alcun giornale
come una freccia dall’arco scocca
vola veloce di bocca in bocca.
E alla stazione successiva
molta più gente di quando partiva
chi mandò un bacio, chi gettò un fiore
chi si prenota per due ore.
Persino il parroco che non disprezza
fra un miserere e un’estrema unzione
il bene effimero della bellezza
la vuole accanto in processione.
E con la Vergine in prima fila
e bocca di rosa poco lontano
si porta a spasso per il paese
l’amore sacro e l’amor profano

Claudia V. Lopes

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I tortellini – un’eccellenza tutta italiana!

Ciao ragazzi!

Oggi parleremo di una pasta alimentare tipica dell’Emilia-Romagna e zone limitrofe: il tortellino [diminutivo di tortello] -, usato solitamente al plurale, cioè tortellini.

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I tortellini sono piccoli fagottini all’uovo farciti, che hanno l’aspetto di un minuscolo cappello medievale, molto simile, per la forma, ai cappelletti ma diversi per quanto riguarda il ripieno. Per ottenere questa forma speciale, è necessario tagliare la pasta sfoglia (o sfogliata) molto sottile, in quadratini di circa 2,5 cm di lato, anche se, in altre regioni, essa possa essere tagliata in tondo.

Al centro dei quadratini dobbiamo mettere il ripieno fatto d’ingredienti vari secondo la località (carne, ricotta, prosciutto, bresaola ecc.), poi piegare la pasta a triangolo, arrotondandola in modo che le due estremità coincidano.

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Anche se possiamo trovare la pasta sfoglia in qualsiasi supermercato, ci sono ancora tante persone che preferiscono farla a casa, tirandola con il mattarello, dalla quale si possono ricavare anche le tagliatelle, i tagliolini, la lasagna, i ravioli, ecc.

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I tortellini vanno prevalentemente consumati in brodo, ma sovente vanno serviti anche asciutti (con il ragù, con il burro, con il pomodoro) o in pasticcio.

Ecco come prepare i tortellini bolognesi!

Buon appetito!

Claudia Valeria Lopes

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Esercizio musicale – Massimo di Cataldo

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Ciao ragazzi!

Oggi vi proponiamo un esercizio di ascolto molto semplice e piacevole: abbiamo cancellato alcune parole del testo della canzone “Se adesso ne te vai”, interpretata dal cantautore, musicista e attore italiano Massimo Di Cataldo (Roma, 25 aprile 1968). Vi consigliamo di sentirla almeno due volte prima di cominciare a scrivere le palore mancanti, va bene? Alla fine, quando sarete sicuri di quello che avete scritto, potete guardare le parole originali clicando qui.

Fateci sapere nei commenti se vi siete trovati bene con questo tipo di attività e se ne volete altre. Buon lavoro!

Se adesso te ne vai

(Massimo di Cataldo, Bruno Incarnato)

Guardami ______ occhi, ora sto per dirti ___

Non _______ paura di restare senza ___

Se adesso te ___ vai non me ___ frega niente

_______ è un altro _____ ricomincerò

E non avrò _____ quando parlerò ___ noi

________ il dolore come non ho _____ mai

Ma _____ mi dire _____che ti dovrei _____

Perdonami ma io non ti _________

Se adesso te _____ vai e fai crollare il mondo ____di me

Adesso te _____vai ed io non _____più

Lo so ____ abituerò a camminare _____ averti accanto

Non è ______ per te che lo _______ già

L’ultima _______ e poi tutto cambierà

E ____ qualcuno aspetta per _______ via di qua

Spero _______ che stavolta ____ per sempre

Ma quanto male fa ______ dire che

Se adesso te _____  vai, non ci sarà più ______dentro me

Ti giuro _____  in poi non so _____ chi sei

Trascina via _____ te le tue ________ e la tua ipocrisia

Ma il male che _____ fai non puoi portarlo via

Diventerà uno _____ con il quale mi _______ da te

E adesso _____ forte quella porta ____ da me…

E _______ il giorno che ci ha ______

E questo che ti vede andare via, non mi rimane che un saluto

_________ la testa e così ____ …

Se adesso te ____ vai e _____ crollare tutto ____ di me

Ti _____ d’ora in poi non ____ più chi sei

Se adesso te ne vai ti _____ solo non voltarti ____

_______ non ci sarò se un giorno tornerai…

Guardami negli ______, ora sto per dirti _____

____ tu mi lasci io _____ senza te…

Le parole complete

Se adesso te ne vai

Guardami negli occhi, ora sto per dirti che

Non avrò paura di restare senza te

Se adesso te ne vai non me ne frega niente

Domani è un altro giorno ricomincerò

E non avrò rancore quando parlerò di noi

Nasconderò il dolore come non ho fatto mai

Ma non mi dire adesso che ti dovrei capire

Perdonami ma io non ti perdonerò

Se adesso te ne vai e fai crollare il mondo su di me

Adesso te ne vai ed io non vivo più

Lo so mi abituerò a camminare senza averti accanto

Non è così per te che lo sapevi già

L’ultima valigia e poi tutto cambierà

E già qualcuno aspetta per portarti via di qua

Spero soltanto che stavolta sia per sempre

Ma quanto male fa doverti dire che

Se adesso te ne vai, non ci sarà più posto dentro me

Ti giuro d’ora in poi non so più chi sei

Trascina via con te le tue incertezze e la tua ipocrisia

Ma il male che mi fai non puoi portarlo via

Diventerà un scudo con il quale mi difenderò da te

E adesso sbatti forte quella porta via da me…

E maledico il giorno che ci ha unito

E questo che ti vede andare via, non mi rimane che un saluto

Abbasserò la testa e così sia…

Se adesso te ne vai e fai crollare tutto su di me

Ti giuro d’ora in poi non so più chi sei

Se adesso te ne vai ti chiedo solo non voltarti mai

Perché non ci sarò se un giorno tornerai…

Guardami negli occhi, ora sto per dirti che

Mentre tu mi lasci io rinasco senza te…

Claudia Valeria Lopes

Buon lavoro!

Alcune espressioni e locuzioni con il vocabolo “musica”

violino

Ciao ragazzi!

Nel nostro post di oggi, parleremo del vocabolo “musica” – che deriva dal latino musĭca(m) ărte(m) e dal greco mousikḗ(téchnē), cioè “arte delle muse” -, ma anche di alcune locuzioni ed espressioni in cui esso viene usato.

Il professionista che si dedica alla musica viene chiamato “musicista“, quindi deve “studiare la musica” per imparare a combinare insieme i suoni, secondo determinate regole, leggi e convenzioni. Alcuni diventeranno maestri o professori di musica e saranno in grado di “musicare” o “mettere in musica” un testo poetico (le parole di una canzone) destinato a essere cantato. La persona che compone un testo poetico che sarà musicato si chiama “paroliere“, il quale può lavorare in copia con un “compositore“, che compone, appunto, la melodia per le canzoni.

compositore

(crediti immagini – Il corriere musicale)

Il vocabolo “musica” può denominare ogni opera composta per mezzo di suoni, ma anche lo stile, la produzione musicale di un’epoca, un paese, un autore. Quindi quali sono le locuzioni ed espressioni in cui lo possiamo usare? Vediamone alcune:

ascoltare la musica

  • ascoltare (la) musica
  • musica lenta, veloce, allegra
  • un pezzo musicale
  • musica per pianoforte, per organo, per archi
  • musica antica, medievale, barocca, romantica, moderna
  • musica popolare
  • musica africana, orientale
  • musica vocale, strumentalesinfonia
  • musica da camera, sinfonica, lirica
  • musica da concerto, da scena.

Dall’altra parte, il vocabolo “musica” può anche essere usato in senso figurato e letterario per far riferimento, per esempio, alla musica del mare, del vento. Lo troviamo anche tra le tante espressioni italiane per indicare una cosa monotona, noiosa, che si protrae troppo a lungo:

– Che ne dici, compriamo una macchina nuova?
È sempre la solita musica! Ma credi veramente che ne abbiamo bisogno?
– Va bene, cambierò musica! Come non detto…

Arrivederci e buona musica a tutti!

Claudia Valeria Lopes

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Musica italiana – Biagio Antonacci

biagio

Ciao, ragazzi! Oggi vi presento Biagio Antonacci (Milano, 9 novembre 1963), un cantautore e chitarrista italiano padrone di una voce sensualissima, che ha conquistato spazio nel scenario musicale italiano a partire dal grande esordio, nel 1994. Ho scelto per voi uno dei suoi brani più belli chiamato Dolore e Forza, una ballata romantica, le cui parole (tradotte da me in portoghese brasiliano) si snodano in una musica profonda e allo stesso tempo delicata, con un tocco di sensualità, tipico di Antonacci. Quindi lasciatevi trasportare!

 

Dolore e forza – Dor e força

Spaccami amore mio Acabe comigo meu amor
non merito quel volo che hai dentro tu não mereço aquele voo que você tem dentro
tu sei nella mia storia e lì ci starai você está na minha história e ali ficará
da qui a l’eterno!!! daqui até a eternidade!!!
fammi del male tu me machuque
se può servirti fallo perché tu puoi se pode servir, faça-o porque você pode
m’aspetto il bello o il brutto perché a te ho preso tutto. espero o bem e o mau, porque para você eu peguei tudo.
La natura che hai A natureza que você tem
come muovi i tuoi occhi, quando prima mi parli como mexe os seus olhos, quando antes me fala
quando dopo mi ascolti, quando ridi di niente, quando leggi o ti spogli quando depois me escuta, quando ri por nada, quando lê ou se despe
quando apri la porta e mi porti la vita quando abre a porta e me tira a vida
il calore che emani, la tua pelle è una culla, sono io che dovrei o calor que você emana, a sua pele é um aconchego, sou eu quem deveria
rispettare il tuo esempio, sono io fatto male, sono io cerebrale respeitar o seu exemplo, eu sou feito assim, sou cerebral
vado oltre ogni cosa, vado oltre il segnale, sono meglio da perso. vou além de todas as coisas, vou além do sinal, sou melhor quando me perco.
Amore mio Meu amore
ma come ho fatto a restare in silenzio di fronte a te mas como eu consegui ficar em silêncio na sua frente
non ti mai detto le cose che ho dentro nunca lhe disse o que sinto por dentro
perdonami, capiscimi me perdoe, me entenda
Amore mio Meu amor
non è il coraggio che costruisce la libertà não é a coragem que constrói a liberdade
non è l’odore che passa dal naso la libertà, la libertà. não é o odor que se respira a liberdade, a liberdade.
Gridami amore mio….. me grite, meu amor…
saprò sentire l’urlo dovunque andrò saberei ouvir o grito onde quer que eu vá
l’amore è l’invenzione che ha dato all’uomo o amor é a invenção que deu ao homem
dolore e forza dor e força
della forza ricorderò da força eu lembrarei
il giorno che mi ha fatto incontrare te o dia que fez com que eu encontrasse você
invece del dolore mi resterà ……questo non “ per sempre “ em vez de dor ficará … este não “para sempre”
Posso vivere solo, posso vivere bene, ci sarà nuova vita, ci saranno le estati Posso viver sozinho, posso viver bem, haverá uma nova vida, haverá verões
torneranno i colori, quelli che fai fatica, a vedere d’inverno voltarão as cores, aquelas que são difíceis ver no inverno
benedetti colori che l’amore scompone. benditas cores que o amor desfaz.
Amore mio Meu amor
ma come ho fatto a restare in silenzio di fronte a te Mas como eu consegui ficar em silêncio na sua frente
non ti mai detto le cose che ho dentro Nunca lhe disse o que sinto por dentro
Perdonami, capiscimi me perdoe, me entenda
Amore mio Meu amor
non è il coraggio che costruisce la libertà não é a coragem que constrói a liberdade
non è l’odore che senti dal naso, la libertà não é o odor que você respira a liberdade, a liberdade.
Amore mio, amore mio Meu amore, meu amor

Arrivederci e buon ascolto! 

Informazioni utili sul permesso di soggiorno

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Ciao a tutti! Il testo che leggerete adesso è stato tratto dal sito della Polizia di Stato, che è una delle cinque forze di polizia italiane, direttamente dipendente dal Dipartimento della pubblica sicurezza, del Ministero dell’Interno. La Polizia di Stato autorità nazionale di pubblica sicurezza e vigila sul mantenimento dell’ordine pubblico. (Informazioni – Wikipedia)

Se avete intenzione di soggiornare in Italia è molto importante che teniate conto delle informazioni riguardo al rilascio, appunto, del permesso di soggiorno. Allora, leggete il testo con attenzione e cercate di rispondere alle domande proposte. Troverete anche un glossario commentato alla fine.

Il rilascio del permesso di soggiorno

“Gli stranieri che intendono soggiornare in Italia, per più di tre mesi, devono richiedere il permesso di soggiorno.

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(crediti immagine – liguriya.com)

Il permesso di soggiorno consente agli stranieri e agli apolidi presenti sul territorio dello Stato di rimanere in Italia, alle condizioni e nei limiti previsti dalla normativa vigente.

Chi arriva in Italia per la prima volta ha otto giorni lavorativi dal suo ingresso nel territorio dello Stato per chiedere il permesso di soggiorno e deve essere richiesto al questore della provincia in cui lo straniero intende soggiornare, in determinate ipotesi anche tramite gli uffici postali abilitati.

La durata del permesso di soggiorno è quella prevista dal visto d’ingresso.

Il permesso di soggiorno è rilasciato dalla questura in cui abita lo straniero, previo accertamento della sua identità personale, e contiene oltre ai dati anagrafici e l’immagine del volto, anche le impronte digitali del titolare. Ha caratteristiche tali da garantire maggiori standard di sicurezza nei termini di riconoscibilità del titolare e di falsificabilità del titolo.

Il permesso di soggiorno elettronico è stato adottato a decorrere dall’11 dicembre 2006 ed è stato attribuito all’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato il compito di produrre e attivare il documento, previa acquisizione dei dati concernenti l’identificazione del richiedente da parte delle questure.

Il documento consiste in una smart card, resistente all’usura (a tal fine i dati stampati sono protetti da una sottile pellicola trasparente, che é applicata su entrambi i lati in fase di produzione) e riporta:

  • le generalità del titolare;
  • la foto del titolare;
  • il numero del documento;
  • la tipologia del documento;
  • la data di emissione e di validità dello stesso;
  • e generalità dei figli;
  • il codice fiscale;
  • il motivo del soggiorno.

Glossario commentato:

1) soggiornare = Fare soggiorno; dimorare, trattenersi per un tempo più o meno lungo in uno stesso luogo

2) permesso di soggiorno = Il permesso di soggiorno, nell’ambito del diritto amministrativo italiano, è un’autorizzazione, rilasciata dalla Polizia di Stato, che deve essere richiesta dai soggetti extracomunitari per poter soggiornare nel paese per più di otto giorni, ovvero di novanta giorni se in possesso di visto d’ingresso per motivi di turismo. Non è richiesto per i cittadini di altri stati facenti parte dell’Unione europea. (wikipedia)

3) apolide – persona che, avendo perduto la cittadinanza di origine e non avendone assunta alcun’altra, non è cittadino di alcuno stato.

4) giorni lavorativi – dal lunedì al venerdì

5) questore – funzionario dell’amministrazione dell’Interno che, nell’ambito di una provincia, alle dipendenze del prefetto, è responsabile della direzione tecnica dei servizî di polizia e dell’ordine pubblico, ed è inoltre investito di specifiche attribuzioni (rilascio di determinate licenze e autorizzazioni, ecc.

6) questura – organo periferico dell’amministrazione dell’Interno costituito in ogni capoluogo di provincia, e il complesso degli uffici che ne fanno parte, nonché dei funzionarî e dipendenti: la q. di Milano, di Roma; agenti di q.; funzionario di q.; i registri della q.;chiamare la q.; rivolgersi alla q.; essere chiamato, interrogato dalla q.; una perquisizione operata dalla q.; irruzione della q. in una casa equivoca.

7) previo accertamento – verifica previa.

8) visto d’ingresso – visto per entrare in una nazione.

9) Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. (IPZS) –  è controllato al 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze del quale è una società in house. È anche la della Repubblica Italiana. (Wikipedia)

11) usura – consumo di un materiale per effetto dello sfregamento con altro materiale, variabile a seconda della loro natura e della pressione che l’uno esercita sull’altro; più genericam., il deterioramento, il logorio che la superficie di un qualsiasi materiale, corpo, oggetto, subisce per effetto dell’uso prolungato.

12) entrambi – tutt’e due.

13) codice fiscale – il codice fiscale in Italia è un codice alfanumerico a lunghezza fissa di 16 caratteri, ispirato dall’uso biblioteconomico, che serve a identificare in modo univoco ai fini fiscali e amministrativi i cittadini, le associazioni senza partita Iva, i contribuenti e gli stranieri nati e domiciliati nel territorio italiano.

Rispondete:

a) Per quanti mesi gli stranieri possono rimanere in Italia senza richiedere il permesso di soggiorno?

b) Che cosa consente il permesso di soggiorno agli stranieri e agli apolidi sul territorio italiano?

c) Che cosa deve fare lo straniero che arriva in Italia per la prima volta?

d) Dove si fa la richiesta del permesso di soggiorno?

e) Il permesso di soggiorno deve essere richiesto soltanto al questore?

f) Qual è la durata del permesso di soggiorno?

g) Da quale questura è rilasciato il permesso di soggiorno? Qual è la procedura?

h) Quale organo pubblico è responsabile della produzione del permesso di soggiorno elettronico?

i) In che cosa consiste il documento e com’è realizzato?

 Arrivederci e buon soggiorno in Italia!

Lettera ai lettori – mi presento

lettera al lettore

Cari lettori e lettrici!

Vorrei presentarmi, se mi permettete: mi chiamo Claudia Lopes, sono brasiliana di Rio de Janeiro. Mi sono laureata in lettere/lingue portoghese-italiano nel 2001, presso l’UFRJ (Universidade Federal do Rio de Janeiro). Ho vissuto per sette anni in Italia (ci torno almeno due volte all’anno), dove ho potuto approfondire le mie conoscenze nell’ambito dell’italianistica e continuare i miei studi. L’italiano per me è come se fosse la mia seconda lingua. Ho lavorato anche per due anni come lettrice di lingua portoghese presso l’Università degli Studi di Bari, periodo in cui ho avuto l’occasione non solo di conoscere persone fantastiche e fare delle belle amicizie ma, INNANZITUTTO, di avere un approccio tutto speciale con il portoghese: insegnare la propria lingua materna agli stranieri è una delle più grandi sfide per un insegnante di lingue. Ah! Sono anche una traduttrice tecnica e letteraria, le mie lingue di lavoro sono il portoghese, l’italiano, l’inglese e … fra non molto, spero …, il tedesco!

Dopo tutti i “mi piace” e tutte le iscrizioni che l’Affresco Italiano ha avuto in questi ultimi giorni – sia alla pagina Facebook sia al blog stesso -, mi sono sentita più che stimolata a scrivervi questa lettera. Prima di tutto, vi ringrazio di leggere e condividere i miei post, sappiate che tutto quello che trovate qui è frutto, soprattutto, della mia passione per la lingua e la cultura italiana, che sicuramente è lo stesso sentimento che vi spinge, ogni giorno, a cercare nuovi siti e pagine FB per impararne sempre di più, lo stesso sentimento che vi ha portato fin qui. Comunque, tanti di voi già mi conoscono dal blog Dicas de Italiano, dedicato all’insegnamento della lingua italiana ai brasiliani, per il quale ho scritto fino a pochi mesi fa. Quindi, se volete essere sempre aggiornati riguardo ai post, iscrivetevi al blog o alla pagina Facebook di Affresco della Lingua Italiana.

Ecco, questa sono io! Tutto quello che troverete qui è di mia totale responsabilità, cioè: tante cose belle, i miei sbagli (tutti noi sbagliamo), le mie impressioni, ecc.

Un caro saluto e a presto!

Claudia Lopes

Lunedì dell’Angelo (Pasquetta)

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(Crediti immagine – Green Pick)

Oggi in Italia, ma anche in tanti altri paesi del mondo, si festeggia il Lunedì dell’Angelo, detto anche lunedì di Pasqua, lunedì dell’Ottava di Pasqua (secondo il calendario liturgico) o popolarmente Pasquetta, che è il giorno dopo la Pasqua.

Il Lunedì dell’Angelo è una giornata speciale per gli italiani che (bel tempo permettendo) non rinunciano alle famose scampagnate, allungando così le feste pasquali. Non è considerata dalla Chiesa una festa di precetto, in cui i fedeli sono tenuti a partecipare alla Messa o astenersi dai lavori che li impediscono di rendere culto a Dio, ma un giorno da trascorrere a casa o all’aperto assieme alla famiglia e agli amici.

Quindi oltre ad essere una giornata di riposo, il Lunedì dell’Angelo ha un significato strettamente religioso legato alla storia del Cristianesimo e alla risurrezione di Cristo. Infatti, fin dal dopo guerra è considerato un giorno festivo come lo è il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano. Ma di quale angelo stiamo parlando? Leggiamo questo brano tratto dal Vangelo di Marco (16, 1-8-a):

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(crediti immagine – Wikipedia)

Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”». Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore.

Chiaramente, la tradizione popolare ha cambiato un po’ i fatti narrati anche negli altri Vangeli, poiché Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salomè andarono al sepolcro dove giaceva il corpo di Gesù e trovarono l’angelo non di lunedì, ma di domenica, cioè il terzo giorno, il giorno della resurrezione.

Paesi nel mondo che festeggiano il Lunedì dell’Angelo.

paesi che festeggiano la pasquetta

(crediti immagine – Wikipedia)

Claudia V. Lopes

Arrivederci e buona Pasquetta!

 

Un po’ di lettura: Il segreto per capelli e pelle al top? L’acqua del riso!

giapponese

(crediti immagine: WEB)

La prossima volta che vi preparate a versare l’acqua di cottura del riso nel lavandino, ripensateci: basta dare un’occhiata ai capelli e alla pelle impeccabile delle donne giapponesi, che da anni la annoverano tra i loro segreti di bellezza, per capire che può fare miracoli, trasformando anche la chioma più ribelle in un disciplinato e lucido manto e contribuendo a dare lucentezza e radiosità all’incarnato.

Colonna portante dell’alimentazione delle popolazioni orientali, il riso ha infatti moltissime proprietà che trascendono la mera questione nutritiva e si estendono anche alla cura di pelle e capelli: gli sciacqui con la sua acqua di cottura, in particolare, sono un segreto di bellezza tramandato da secoli di generazione in generazione, con le donne giapponesi che sfruttano gli aminoacidi e le sostanze che contiene per proteggere i capelli e favorirne la crescita.

L’acqua del riso contiene infatti inositolo, una sostanza che migliora l’elasticità del fusto e contribuisce a chiuderne le squame penetrando in profondità e continuando ad agire anche una volta asciugata la chioma: da qui l’abitudine di utilizzarla dopo lo shampoo come balsamo interamente naturale, che oltre a nutrirla contribuisce a dare volume, lucentezza e morbidezza.

Ma i capelli non sono l’unica parte del corpo a beneficiare di quella che sino a oggi era vista dalla maggior parte delle donne come semplice “materia di scarto”: anche la pelle può trarre diversi benefici dall’acqua di cottura del riso, che svolge un’azione emolliente, idratante e antiossidante, migliora la circolazione sanguigna, calma i rossori e le infiammazioni e lascia l’epidermide liscia e luminosa. E’ sufficiente utilizzarla per risciacquare il viso dopo essersi struccate, o per un booster di idratazione applicarla sul viso e lasciarla in posa qualche minuto per dare alle sostanze nutritive il tempo di essere assorbite.

(Testo tratto dal sito Yahoo.it)

Esercizi di comprensione:

1 – Trovate un sinonimo per l’espressione “dare un’occhiata”.

2 – Quali sono le proprietà del riso sfruttate dalle donne giapponesi?

3 – Che cosa sono gli amminoacidi e a che cosa servono, secondo il testo?

4 – Trovate un sinonimo per il termine “chioma”.

5 – L’acqua di riso va utilizzata prima o dopo lo shampoo?

6 – Qual è il plurale del vocabolo “shampoo”?

7 – Quale azione svolge l’acqua di riso sulla pelle del viso e capelli?

8 – Che cosa significa, nell’ambito della cosmesi, il termine inglese “booster” ?

9 – Spiegate con le vostre parole l’espressione “lasciare in posa”.

Arrivederci e buono studio!

Claudia Valeria Lopes

Musica italiana – Gino Paoli

gino paoli

Ciao a tutti!

Oggi vi presento Gino Paoli, un cantautore e musicista italiano che ha scritto e interpretato tante belle canzoni diventate famose nei tempi quali: Il cielo è una stanza (interpretata anche da Mina), Che cosa c’è, Senza fine e tante altre ancora. Ho scelto per voi Sapore di sale, le cui parole ho tradotto in portoghese, cioè la mia lingua materna. La qualità del video non è delle migliori, ma almeno è originale e potete vedere Gino Paoli da giovane che interpreta una delle canzoni  più belle e romantiche degli ultimi tempi.

Buon ascolto!

Sapore di sale
Sabor de sal

Sapore di sale, Sabor de sal,
sapore di mare, sabor de mar,
che hai sulla pelle, que você tem na pele
che hai sulle labbra, que você tem nos lábios
quando esci dall’acqua quando sai da água
e ti vieni a sdraiare e vem se deitar
vicino a me, perto de mim,
vicino a me. perto de mim,
Sapore di sale, Sabor de sal,
sapore di mare, sabor de mar,
un gusto un po’ amaro um gosto um pouco amargo
di cose perdute, de coisas perdidas,
di cose lasciate de coisas deixadas,
lontano da noi longe de nós
dove il mondo è diverso, onde o mundo é diferente,
diverso da qui. diferente daqui,
qui il tempo è dei giorni O tempo nos dias
che passano pigri que passam lentos
e lasciano in bocca e deixam na boca
il gusto del sale. o gosto do sal.
Ti butti nell’acqua Você entra na água
e mi lasci a guardarti e me deixa a te olhar
e rimango da solo e fico aqui sozinho
nella sabbia e nel sole. na areia e no sol
Poi torni vicino Depois você volta pertinho
e ti lasci cadere e se deixa cair
così nella sabbia assim na areia
e nelle mie braccia e nos meu braços
e mentre ti bacio, e enquanto eu te beijo,
sapore di sale, sabor de sal,
sapore di mare, sabor de mar,
sapore di te. sabor de ti.

Arrivederci e buon ascolto!

Claudia V. Lopes

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