mi piace o mi piacciono?

Affresco della Lingua italiana

Ciao, ragazzi!

Mi sono resa conto, dai vostri commenti, che molti di voi hanno problemi con la costruzione “mi piace/mi piacciono“, e vi devo confessare che anch’io ne avevo tanti all’inizio dei miei studi di italiano. A mio vedere, avete soltanto bisogno di riflettere su alcuni punti e, naturalmente, di un po’ di pratica e il gioco e fatto!

Vorrei sottolineare che le costruzioni in questione sono molto simili a quelle spagnola (me gusta e me gustan) e a quelle portoghesi (me apetece/apetece-me  e me apetecem/apetecem-me; me agrada/agrada-me, me agradam/agradam-me).

Quindi usiamo la suddetta costruzione per esprimere gusti o preferenze, e il verbo, in questo caso, è piacere (mi piace/mi piacciono + complemento): ciò che piace (o non piace) costituisce il soggetto del verbo, la persona alla quale piace (o non piace) qualcuno o qualcosa viene espressa da un pronome personale indiretto, che può essere atono o tonico:

La musica classica mi piace/piace a me.

la musica classica è il soggetto + mi piace/piace a me, in cui mi o a me è il complemento di termine del verbo piacere.
Pronomi pers. indiretti atoniPronomi pers. indiretti tonici
mia me
tia te
gli – lea lui – a lei
cia noi
via voi
gli/*loro(a) loro

Per rendere più facile il nostro ragionamento, ho creato delle frasi, va bene? Ma tenetevi a mente che i pronomi personali indiretti rispondono SEMPRE alla domanda “a chi?” e la risposta sarà il “complemento di termine“:

– Alla mamma piace molto camminare.A chi piace camminare?
– A Francesca piace giocare con le bambole?
– Sì, le piace tantissimo!
A chi piace giocare con le bambole?
– Signor Rossi, Le piace vivere da solo?
– No, non mi piace.
A chi non piace vivere da solo?
– A Carlo e Anna piacciono le ferie in montagna.A chi piacciono le ferie in montagna?
– Ti piace il caffè?/A te piace il caffè?
– Non mi  piace il caffè. / A me non piace il caffè.
A chi non piace il caffè?
– Cosa ti piace fare durante il fine settimana?
– Mi piace leggere/a me piace leggere.
A chi piace leggere durante il fine settimana?
– Vi piace la macedonia?/A voi piace la macedonia?

– Sì, ci piace/piace a noi.

A chi piace la macedonia?
– Alle ragazze piace ballare? – Sì, a loro piace ballare.A chi piace ballare?
Fate attenzione!

– “il pesce mi piace” (indicativo presente) – “il pesce mi è piaciuto” (passato prossimo): quindi nei tempi composti dovete usare l’ausiliare ESSERE!

– Se la cosa che vi piace è femminile, dovete fare la concordanza al femminile, se adoperate i tempi composti: “le riviste le saranno piaciute?“, “le riviste le sono piaciute?“. Dovete fare lo stesso se la cosa che vi piace o piace a qualcun altro è maschile, singolare o plurale “il pesce e la carne mi piacciono” – “il pesce e la carne mi sono piaciuti“.

– piacciono (doppia “C”), piace (una “c”), piaciuto (una “c”).

Per adesso credo che possa bastare, avete assorbito troppe informazioni! Nel prossimo post, approfondiremo gli usi specifici di gli/*loro – (a) loro.

Adesso clica qui per fare un po’ di esercizi su quello che avete imparato!

Arrivederci e buono studio!

Claudia V. Lopes

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La particella “ne” – seconda puntata

particella-ne2

Ciao a tutti!

Nella prima puntata sulla particella “ne“, abbiamo studiato tre tipi di usi possibili di questo vero jolly della lingua italiana, cioè: ne avverbiale, ne pronominale e ne partitivo. Nel post di oggi, vedremo alcuni verbi intransitivi che incorporano la particella ne, come andarsene, tornarsene, starsene venirsene, in cui “ne” NON ha significato proprio, è SOLTANTO UN RAFFORZATIVO! 

Sono chiamati pronominali, in questo caso specifico, quei verbi intransitivi o transitivi  (di questi ultimi ce ne occuperemo nel prossimo post)che utilizzano le particelle pronominali mi, ti, si, ci, vi – come nei verbi riflessivi ma NON SONO RIFLESSIVI – e che vengono, naturalmente, adoperati con l’ausiliare ESSERE nei tempi composti. Sicuramente, vi siete già accorti che non è semplice spiegare i molteplici usi della particella ne, per cui abbiamo deciso di fare piccoli “puntate”; piano piano, imparerete ad usarla in modo naturale, senza pensare o domandarvi perché essa si sia intrufolata in determinati verbi!

Adesso fate attenzione agli esempi a alle tabelle con la coniugazione al presente e al passato prossimo (indicativo):

a) andarsene

– Perché non rimani a pranzare con noi?
– Preferisco andarmene, ho tanto lavoro da sbrigare.

– Dove sono i ragazzi?
Se ne sono andati ormai.

Presente Passato prossimo
io me ne vadoio me ne sono andato/a
tu te ne vaitu te ne sei andato/a
lui/lei se ne valui/lei se n’è andato/a
noi ce ne andiamonoi ce ne siamo andati/e
voi ve ne andatevoi ve ne siete andati/e
loro se ne vannoloro se ne sono andati/e

b) tornarsene

– Sei andata in discoteca ieri sera?
– Sì, ma me ne sono tornata a mezzanotte.

Andate alla festa di compleanno di Sara stasera?
– Sì, ma ce ne torneremo presto.

Presente Passato prossimo
io me ne tornoio me ne sono tornato/a
tu te ne tornitu te ne sei tornato/a
lui/lei se ne tornalui/lei se n’è tornato/a
noi ce ne torniamonoi ce ne siamo tornati/e
voi ve ne tornatevoi ve ne siete tornati/e
loro se ne tornanoloro se ne sono tornati/e

c) venirsene

– Siete rimasti  poco tempo alla festa ieri.
Ce ne siamo venuti a casa verso le 9, poiché eravamo assai stanchi.

Se ne veniva bel bello per la strada.

Presente Passato prossimo
io me ne vengoio me ne sono venuto/a
tu te ne vienitu te ne sei venuto/a
lui/lei se ne vienelui/lei se n’è venuto/a
noi ce ne veniamonoi ce ne siamo venuti/e
voi ve ne venitevoi ve ne siete venuti/e
loro se ne vengonoloro se ne sono venuti/e

d) starsene

– Non vuoi uscire con noi stasera?
– No, me ne sto qui tutta sola a casa.

– Alcuni studiosi dicono che fa bene starsene da soli.

Presente Passato prossimo
io me ne stoio me ne sono stato/a
tu te ne staitu te ne sei stato/a
lui/lei se ne stalui/lei se n’è stata/a
noi ce ne stiamonoi ce ne siamo stati/e
voi ve ne statevoi ve ne siete stati/e
loro se ne stannoloro se ne sono stati/e

Arrivederci e buono studio!

Claudia V. Lopes

Leggete anche il post La particella “ne” – prima puntata!

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Equilibrio distante – Renato Russo

So solo una cosa:di non sapere niente
(Socrate)

Cari amici,

Il post di oggi è un po’ diverso dal solito, poiché parlerò dei motivi che mi hanno spinto a studiare la lingua italiana (e grazie a chi), anche se – come tanti di voi – non sono discendente d’italiani. Perché vi scrivo queste parole? Stamattina, mentre cercavo dei video musicali per i nuovi post, mi si sono trovata davanti a un video di un cantautore molto speciale per me – ormai passato a miglior vita – chiamato Renato Russo, che fu, per così dire, il responsabile della mia scelta di studiare la lingua italiana, nel lontano 1995.

Renato Russo

Renato Russo nome artistico di Renato Manfredini Júnior (Rio de Janeiro, 27 marzo 1960 – Rio de Janeiro, 11 ottobre 1996) fu un cantautore, musicista, compositore brasiliano, fondatore e leader della banda “Legião Urbana”, sciolta subito dopo la sua morte. Lui fu l’idolo della mia generazione, un cantante che ci stava veramente a cuore, un poeta che trasformava tutti i nostri sogni, le nostre paure e i problemi sociali dell’epoca in poesia cantata. La sua discografia vastissima fu influenzata da band come The Rolling Stones, The Beatles e cantanti come John Lennon, Robert Smith, e molti altri.

Nel 1995, Renato incise, con la sua band, un cd di canzoni italiane famose chiamato “Equilibrio distante” che vendette più di 1 milione di copie in pochi mesi. Non c’è bisogno di dire che lo comprai subito e, sinceramente, non so come non lo perforai: lo sentivo almeno tre volte al giorno! Le canzoni erano bellissime e la sua interpretazione perfetta, e più lo ascoltavo più m’innamoravo della lingua italiana, della sua sonorità, della sua cadenza. Renato fece una cosa speciale poiché, non conoscendo la lingua italiana – nonostante fosse discendente -, dovette impararla foneticamente, e il risultato fu davvero incredibile: il modo come capiva le emozioni di quello che cantava era completo e profondo, grazie, sicuramente, al periodo che passò in Italia a scegliere il repertorio per il CD e a scoprire la cultura italiana in loco. Io credo che le emozioni presenti nelle parole di queste canzoni e nell’interpretazione di Renato siano le stesse che sentiamo tutti noi, che dedichiamo la nostra vita e la nostra anima a imparare questa dolce lingua.

L’album Equilibrio distante include brani tali come Dolcissima Maria della Band progressiva Premiata Forneria Marconi, Strani amori e La Solitudine, di Laura Pausini, quando lei non era ancora conosciuta in Brasile, oltre la versione di “Como uma onda” (Come fa un’onda), di Lulu Santos e Nelson Motta e tanti altri.

capa disco

(Copertina del CD)

Pochi mesi dopo, m’iscrissi all’università di lettere/lingue portoghese-italiano – in Brasile studiamo la nostra lingua e un’altra straniera per quattro anni. La scelta sembrava incosciente, ma sicuramente una parte di me ormai era stata sedotta dalla lingua di Dante e di tanti altri scrittori e poeti che ho avuto modo di conoscere durante gli anni dell’università e anche dopo, perché non ho mai smesso di studiare l’italiano!

E mentre scrivo questo post, penso a tutti voi che mi state leggendo adesso, penso ai vostri commenti, alla vostra ansia di imparare bene la lingua italiana e perché mai avete deciso di studiarla. Penso anche a me stessa ai primi anni di università, quando ancora ero alle prese con le sue regole sintattiche, fonetiche e grammaticali. Qualcuno di voi mi ha chiesto, in questi giorni, come si fa a diventare un bravo insegnate d’italiano. Che cosa potrei dirvi? Prima di tutto ci vuole tanta passione, ma anche tanta dedizione e impegno; dobbiamo essere coscienti che non si finisce mai di imparare e che non saremo mai così bravi da non sbagliare: ci vuole umiltà.

Ho scelto per voi una delle canzoni più conosciute che fa parte del cd Equilibrio Distante, chiamata Strani amori, che sicuramente avrete già sentito. Buon ascolto!

Strani amori

Mi dispiace devo andare via

Ma sapevo che era una bugia

Quanto tempo perso dietro a lui

Che promette poi non cambia mai

Strani amori mettono nei guai

Ma in realtà siamo noi

E lo aspetti ad un telefono

Litigando che sia libero

Con il cuore nello stomaco

Un gomitolo nell’angolo

Lì da sola dentro un brivido

Ma perché lui non c’è, e sono

Strani amori che fanno crescere

E sorridere tra le lacrime

Quante pagine, lì da scrivere

Sogni e lividi da dividere

Sono amori che spesso a quest’età

Si confondono dentro a quest’anima

Che s’interroga senza decidere

Se è un amore che fa per noi

E quante notti perse a piangere

Rileggendo quelle lettere

Che non riesci più a buttare via

Dal labirinto della nostalgia

Grandi amori che finiscono

Ma perché restano, nel cuore

Strani amori che vanno e vengono

Nei pensieri che li nascondono

Storie vere che ci appartengono

Ma si lasciano come noi

Strani amori fragili

Prigionieri liberi

Strani amori mettono nei guai

Ma in realtà siamo noi

Strani amori fragili

Prigionieri liberi

Strani amori che non sanno vivere

E si perdono dentro noi

Mi dispiace devo andare via

Questa volta l’ho promesso a me

Perché ho voglia di un amore vero

Senza te

Grazie di aver letto queste parole, mi auguro di cuore che non desistiate mai di imparare questa meravigliosa lingua (o altre), nonostante tutte le difficoltà. Non ve la prendete con i vostri sbagli e non cercate la perfezione, poiché, nella vita, come ho detto prima, non si finisce mai d’imparare. Infatti, Socrate – filoso grego antico, il più grande esponente della tradizione filosofica occidentale -, sostenne per tutti gli anni della sua vita che sapeva “solo una cosa: di non sapere niente“.

Claudia V. Lopes

Arrivederci e buono studio d’italiano a tutti!

I tortellini – un’eccellenza tutta italiana!

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Ciao ragazzi!

Oggi parleremo di una pasta alimentare tipica dell’Emilia-Romagna e zone limitrofe: il tortellino [diminutivo di tortello] -, usato solitamente al plurale, cioè tortellini.

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I tortellini sono piccoli fagottini all’uovo farciti, che hanno l’aspetto di un minuscolo cappello medievale, molto simile, per la forma, ai cappelletti ma diversi per quanto riguarda il ripieno. Per ottenere questa forma speciale, è necessario tagliare la pasta sfoglia (o sfogliata) molto sottile, in quadratini di circa 2,5 cm di lato, anche se, in altre regioni, essa possa essere tagliata in tondo.

Al centro dei quadratini dobbiamo mettere il ripieno fatto d’ingredienti vari secondo la località (carne, ricotta, prosciutto, bresaola ecc.), poi piegare la pasta a triangolo, arrotondandola in modo che le due estremità coincidano.

tortellino

Anche se possiamo trovare la pasta sfoglia in qualsiasi supermercato, ci sono ancora tante persone che preferiscono farla a casa, tirandola con il mattarello, dalla quale si possono ricavare anche le tagliatelle, i tagliolini, la lasagna, i ravioli, ecc.

tortellini-in-brodo

I tortellini vanno prevalentemente consumati in brodo, ma sovente vanno serviti anche asciutti (con il ragù, con il burro, con il pomodoro) o in pasticcio.

Ecco come prepare i tortellini bolognesi!

Buon appetito!

Claudia Valeria Lopes

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Esercizio musicale – Massimo di Cataldo

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Ciao ragazzi!

Oggi vi proponiamo un esercizio di ascolto molto semplice e piacevole: abbiamo cancellato alcune parole del testo della canzone “Se adesso ne te vai”, interpretata dal cantautore, musicista e attore italiano Massimo Di Cataldo (Roma, 25 aprile 1968). Vi consigliamo di sentirla almeno due volte prima di cominciare a scrivere le palore mancanti, va bene? Alla fine, quando sarete sicuri di quello che avete scritto, potete guardare le parole originali clicando qui.

Fateci sapere nei commenti se vi siete trovati bene con questo tipo di attività e se ne volete altre. Buon lavoro!

Se adesso te ne vai

(Massimo di Cataldo, Bruno Incarnato)

Guardami ______ occhi, ora sto per dirti ___

Non _______ paura di restare senza ___

Se adesso te ___ vai non me ___ frega niente

_______ è un altro _____ ricomincerò

E non avrò _____ quando parlerò ___ noi

________ il dolore come non ho _____ mai

Ma _____ mi dire _____che ti dovrei _____

Perdonami ma io non ti _________

Se adesso te _____ vai e fai crollare il mondo ____di me

Adesso te _____vai ed io non _____più

Lo so ____ abituerò a camminare _____ averti accanto

Non è ______ per te che lo _______ già

L’ultima _______ e poi tutto cambierà

E ____ qualcuno aspetta per _______ via di qua

Spero _______ che stavolta ____ per sempre

Ma quanto male fa ______ dire che

Se adesso te _____  vai, non ci sarà più ______dentro me

Ti giuro _____  in poi non so _____ chi sei

Trascina via _____ te le tue ________ e la tua ipocrisia

Ma il male che _____ fai non puoi portarlo via

Diventerà uno _____ con il quale mi _______ da te

E adesso _____ forte quella porta ____ da me…

E _______ il giorno che ci ha ______

E questo che ti vede andare via, non mi rimane che un saluto

_________ la testa e così ____ …

Se adesso te ____ vai e _____ crollare tutto ____ di me

Ti _____ d’ora in poi non ____ più chi sei

Se adesso te ne vai ti _____ solo non voltarti ____

_______ non ci sarò se un giorno tornerai…

Guardami negli ______, ora sto per dirti _____

____ tu mi lasci io _____ senza te…

Le parole complete

Se adesso te ne vai

Guardami negli occhi, ora sto per dirti che

Non avrò paura di restare senza te

Se adesso te ne vai non me ne frega niente

Domani è un altro giorno ricomincerò

E non avrò rancore quando parlerò di noi

Nasconderò il dolore come non ho fatto mai

Ma non mi dire adesso che ti dovrei capire

Perdonami ma io non ti perdonerò

Se adesso te ne vai e fai crollare il mondo su di me

Adesso te ne vai ed io non vivo più

Lo so mi abituerò a camminare senza averti accanto

Non è così per te che lo sapevi già

L’ultima valigia e poi tutto cambierà

E già qualcuno aspetta per portarti via di qua

Spero soltanto che stavolta sia per sempre

Ma quanto male fa doverti dire che

Se adesso te ne vai, non ci sarà più posto dentro me

Ti giuro d’ora in poi non so più chi sei

Trascina via con te le tue incertezze e la tua ipocrisia

Ma il male che mi fai non puoi portarlo via

Diventerà un scudo con il quale mi difenderò da te

E adesso sbatti forte quella porta via da me…

E maledico il giorno che ci ha unito

E questo che ti vede andare via, non mi rimane che un saluto

Abbasserò la testa e così sia…

Se adesso te ne vai e fai crollare tutto su di me

Ti giuro d’ora in poi non so più chi sei

Se adesso te ne vai ti chiedo solo non voltarti mai

Perché non ci sarò se un giorno tornerai…

Guardami negli occhi, ora sto per dirti che

Mentre tu mi lasci io rinasco senza te…

Claudia Valeria Lopes

Buon lavoro!

Alcune espressioni e locuzioni con il vocabolo “musica”

violino

Ciao ragazzi!

Nel nostro post di oggi, parleremo del vocabolo “musica” – che deriva dal latino musĭca(m) ărte(m) e dal greco mousikḗ(téchnē), cioè “arte delle muse” -, ma anche di alcune locuzioni ed espressioni in cui esso viene usato.

Il professionista che si dedica alla musica viene chiamato “musicista“, quindi deve “studiare la musica” per imparare a combinare insieme i suoni, secondo determinate regole, leggi e convenzioni. Alcuni diventeranno maestri o professori di musica e saranno in grado di “musicare” o “mettere in musica” un testo poetico (le parole di una canzone) destinato a essere cantato. La persona che compone un testo poetico che sarà musicato si chiama “paroliere“, il quale può lavorare in copia con un “compositore“, che compone, appunto, la melodia per le canzoni.

compositore

(crediti immagini – Il corriere musicale)

Il vocabolo “musica” può denominare ogni opera composta per mezzo di suoni, ma anche lo stile, la produzione musicale di un’epoca, un paese, un autore. Quindi quali sono le locuzioni ed espressioni in cui lo possiamo usare? Vediamone alcune:

ascoltare la musica

  • ascoltare (la) musica
  • musica lenta, veloce, allegra
  • un pezzo musicale
  • musica per pianoforte, per organo, per archi
  • musica antica, medievale, barocca, romantica, moderna
  • musica popolare
  • musica africana, orientale
  • musica vocale, strumentalesinfonia
  • musica da camera, sinfonica, lirica
  • musica da concerto, da scena.

Dall’altra parte, il vocabolo “musica” può anche essere usato in senso figurato e letterario per far riferimento, per esempio, alla musica del mare, del vento. Lo troviamo anche tra le tante espressioni italiane per indicare una cosa monotona, noiosa, che si protrae troppo a lungo:

– Che ne dici, compriamo una macchina nuova?
È sempre la solita musica! Ma credi veramente che ne abbiamo bisogno?
– Va bene, cambierò musica! Come non detto…

Arrivederci e buona musica a tutti!

Claudia Valeria Lopes

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La particella “ne” – prima puntata

particella ne

Ciao a tutti!  Dopo le due puntate sulla particella “ci”, credo che sia il momento di presentarvi la particella “ne”, anche se tanti di voi già la conoscono. So che tratteremo di uno dei punti più complessi della grammatica (insieme a ci) secondo la maggior parte degli stranieri che studia, appunto, la lingua italiana. Tuttavia non è così difficile come può sembrare, basta fare un po’ di attenzione e, soprattutto, capire che tutte le cariche ricoperte da “ne” sono strettamente collegate alle preposizioni rette dai verbi e nomi/sostantivi, come vedremo in seguito.

Adesso vediamo insieme alcuni ruoli della particella “ne”, quindi molta attenzione agli esempi e alle preposizioni rette da ogni singolo verbo e nome:

1) “ne” avverbiale,  con verbi di moto da luogo – da lì, da qui:

– È andata all’università e ne è (n‘è) uscita dopo la lezione d’italiano.è uscita da lì = ne è (n’è) uscita
– Non ti voglio sentire più. Vattene!vai via da qui – vattene

PS.: si può anche dire “vai via di qui

P.S: Approfondiremo questo uso specifico della particella “ne” alla seconda puntata, quando tratteremo dei verbi pronominali retti da due clitici tali: andarsene, intendersela, prendersela, ecc.

2) “ne” con valore pronominale (sostituisce un nome/un sostantivo) – di ciò, di questo, di quello:

– Compriamo una macchina più grande?
– Non ne vedo la necessità.
non vedo la necessità di comprare un macchina più grande – non vedo la necessità di ciò/di questa cosa – non ne vedo la necessità
– Hai già parlato con qualcuno del trasferimento?
– No, ne parlerò domani ai colleghi dell’ufficio.
Ne sei sicuro?
– Sì, certo. *Gliene parlerò domani mattina.
parlerò con i colleghi del trasferimento – parlerò di ciò/di questo con i colleghi ne parlerò con i colleghi

* In questo caso, possiamo anche accoppiare la particella “ne” al pronome indiretto di terza persona plurale “gli” che sostituisce “ai colleghi”: gliene parlerò.

 

– Carla, ti ho comprato un bel libro di ricette medievali.
– Grazie, ma non saprei cosa farmene. Non mi piace cucinare…
non saprei cosa farmi del libro di ricette medievali – non saprei cosa farmene

 mi + ne = me ne

– Secondo me, dovresti andare a Parigi in macchina. Tu che ne pensi?che pensi di questa cosa/di ciò
– Lui e partito soltanto da una settimana e ne sento già la mancanza.sentire la mancanza di qualcuno/qualcosa
– Hai comprato il pane?
– Oh, me ne sono dimenticato?
mi sono dimenticato di comprare il pane – me ne sono dimenticato

3) La particella “ne” è usata assai di frequente con valore di genitivo partitivo, cioè per indicare una parte:

– Ti piacciono questi dolcetti che ho preparato per te?
– Certo! Ne vorrei due, posso?
– Te ne do anche quattro!
di questi dolcetti io vorrei due – ne vorrei due
– Scusami, ma bevi tutto quella grappa?
– No, ne bevo soltanto un bicchierino, mica sono un ubriacone!
bevo soltanto un bicchierino della grappane bevo soltanto un bicchierino
– Hai mai letto qualche libro di Italo Calvino?
– Sì, ne ho letti quattro.
ho letto quattro libri di Italo Calvinone ho letti quattro
– Avete letto tutte le riviste?
– No, ne abbiamo lette due.
abbiamo letto 2 riviste – ne abbiamo lette due
– Conoscevi tutti gli invitati alla festa di Anna?
– No, non ne conoscevo nessuno.
non conoscevo nessuno degli invitati – non ne conoscevo nessuno

Siamo arrivati alla fine della nostra prima puntata, spero che abbiate capito che per usare bene la particella “ne” è necessario fare molta attenzione alle preposizioni richieste dai verbi e ai rapporti tra un nome/sostantivo e i termini da esso retti. Se vi dico, per esempio, “ho parlato…”, mi chiederete, sicuramente, “hai parlato di chi, con chi, ecc.?”, poiché l’informazione che il verbo dovrebbe darci rimane incompiuta. Quali delle due particelle dovremmo usare in questo caso? D’altra parte, se vi dico “ho bisogno…”, mi chiederete, senza dubbio, “di che cosa hai bisogno?”. Quindi, riflettete un po’ su tutto ciò che abbiamo visto in questo post, va bene? Ci ritroviamo alla seconda puntata.

Arrivederci e buono studio!

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Musica italiana – Lucio Battisti

Lucio Battisti

Ciao, ragazzi!

Finalmente sono riuscita a elaborare un post su uno dei più grandi cantanti e compositori italiani degli ultimi tempi chiamato Lucio Battisti (Poggio Bustone, 5 marzo 1943 – Milano, 9 settembre 1998). Confesso che non è stato facile scrivere queste poche parole su di lui: parlare di Lucio è, per me, una grande sfida perché non sono cresciuta con le sue canzoni, e quindi tutto il sentimento che ho verso di lui e tutta l’emozione che provo, quando lo sento, sono maturati dentro di me allo stesso tempo che interiorizzavo la lingua italiana.

Appena arrivata in Italia, ho conosciuto la sua opera – così la dobbiamo definire -, e subito mi sono accorta che lui, dopo tanti anni dalla sua scomparsa, era (ed è) ancora molto presente nel cuore degli italiani, dai più grandi ai più giovani che magari non erano nemmeno nati, quando lui morì. Lucio Battisti – quel ragazzo così timido e introspettivo – seppe coniugare, in un modo assai originale, “la vena melodica tipica della canzone italiana con sonorità, arrangiamenti e tratti ritmici speciali ispiratosi nel rhythm and blues, nel rock, nei ritmi latini e tanto altro ancora”. Dal 1965 al 1980, grazie al sodalizio con Mogol, Battisti rilancia temi allora ritenuti esauriti o considerati poco rinnovabili come: i coinvolgimenti sentimentali e i piccoli avvenimenti della vita quotidiana. A partire dal 1969 incomincia a interpretare le proprie composizioni, senza, però, smettere di comporre brani destinati ad altri cantanti, collaborando, soprattutto, con Mina Mazzini.

I giardini di marzo, brano che ho scelto per voi, è soltanto una delle sue canzoni più famose e note, poiché ce ne sono tante altre come Emozioni, 29 settembre, E penso a te ecc. Come sempre, ho fatto la versione/traduzione in lingua portoghese (la mia lingua materna), ma devo dirvi che non è stato mica facile tradurre queste parole cariche di sentimento, immagini e metafore non usuali; ma ci ho provato! Il testo fu scritto da Mogol, in chiave autobiografica, poiché parla degli anni difficili della sua infanzia nel dopoguerra, tra tanta povertà e difficoltà a livello familiari ed esistenziali.

Giardini di marzo
(Jardins de março)
Lucio Battisti

Il carretto passava e quell’uomo gridava “gelati” A carrocinha passava e aquele homem gritava “sorvete”
al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti no 21o (dia) do mês o nosso dinheiro já tinha acabado
io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti eu pensava na minha mãe e revia os seus vestidos
il più bello era nero coi fiori non ancora appassiti o mais bonito era preto com flores ainda não murchas  
All’uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri Na saída da escola os meninos vendiam os livros
io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli eu os ficava olhando, buscando a coragem para imitá-los
poi sconfitto tornavo a giocar con la mente i suoi tarli*

* Tarlo – senso fig. “pena persistente, che non dà pace e rode l’animo”

depois, derrotado, eu continuava a jogar com a cabeça cheia de preocupação

 

e alla sera al telefono tu mi chiedevi perché non parli e de noite, ao telefone, você me perguntava por que você não fala
Che anno è che giorno è Que ano é, que vida é
questo è il tempo di vivere con te este e o tempo de viver com você
le mie mani come vedi non tremano più as minhas mãos, como você vê, não tremem mais
e ho nell’anima e tenho na alma
in fondo all’anima cieli immensi no fundo da alma céus imensos
e immenso amore e imenso amor
e poi ancora ancora amore amor per te E depois ainda, ainda amor por você
fiumi azzurri e colline e praterie rios azuis e colinas e pradarias 
dove corrono dolcissime le mie malinconie onde correm docíssimas as minhas tristezas
l’universo trova spazio dentro me o universo encontra espaço dentro de mim
ma il coraggio di vivere quello ancora non c’è mas a coragem de viver, esta ainda não existe
I giardini di marzo si vestono di nuovi colori os jardins de março se vestem de novas cores
e le giovani donne in quei mesi vivono nuovi amori e as jovens mulheres, naqueles meses, vivem novos amores
camminavi al mio fianco e ad un tratto dicesti “tu muori” você caminhava ao meu lado e, de repente, me disse: “você morre”
se mi aiuti son certa che io ne verrò fuori se você me ajudar, eu tenho certeza que conseguirei sair disso
ma non una parola chiarì i miei pensieri mas nem uma palavra desanuviou os meus pensamento
continuai a camminare lasciandoti attrice di ieri Continuei a caminhar, deixando-a como atriz de ontem
Che anno è che giorno è Que ano é, que vida é
questo è il tempo di vivere con te este é o tempo de viver com você
le mie mani come vedi non tremano più as minhas mãos, como você vê, não tremem mais
e ho nell’anima e tenho na alma
in fondo all’anima cieli immensi no fundo da alma
e immenso amore e imenso amor
e poi ancora ancora amore amor per te e depois ainda, ainda amor por você
fiumi azzurri e colline e praterie rios azuis e colinas e pradarias  
dove corrono dolcissime le mie malinconie onde correm docíssimas as minhas tristezas
l’universo trova spazio dentro me O universo encontra espaço dentro de mim
ma il coraggio di vivere quello ancora non c’è mas a coragem de viver, esta ainda não existe

Arrivederci e buon ascolto! 

Musica italiana – Biagio Antonacci

biagio

Ciao, ragazzi! Oggi vi presento Biagio Antonacci (Milano, 9 novembre 1963), un cantautore e chitarrista italiano padrone di una voce sensualissima, che ha conquistato spazio nel scenario musicale italiano a partire dal grande esordio, nel 1994. Ho scelto per voi uno dei suoi brani più belli chiamato Dolore e Forza, una ballata romantica, le cui parole (tradotte da me in portoghese brasiliano) si snodano in una musica profonda e allo stesso tempo delicata, con un tocco di sensualità, tipico di Antonacci. Quindi lasciatevi trasportare!

 

Dolore e forza – Dor e força

Spaccami amore mio Acabe comigo meu amor
non merito quel volo che hai dentro tu não mereço aquele voo que você tem dentro
tu sei nella mia storia e lì ci starai você está na minha história e ali ficará
da qui a l’eterno!!! daqui até a eternidade!!!
fammi del male tu me machuque
se può servirti fallo perché tu puoi se pode servir, faça-o porque você pode
m’aspetto il bello o il brutto perché a te ho preso tutto. espero o bem e o mau, porque para você eu peguei tudo.
La natura che hai A natureza que você tem
come muovi i tuoi occhi, quando prima mi parli como mexe os seus olhos, quando antes me fala
quando dopo mi ascolti, quando ridi di niente, quando leggi o ti spogli quando depois me escuta, quando ri por nada, quando lê ou se despe
quando apri la porta e mi porti la vita quando abre a porta e me tira a vida
il calore che emani, la tua pelle è una culla, sono io che dovrei o calor que você emana, a sua pele é um aconchego, sou eu quem deveria
rispettare il tuo esempio, sono io fatto male, sono io cerebrale respeitar o seu exemplo, eu sou feito assim, sou cerebral
vado oltre ogni cosa, vado oltre il segnale, sono meglio da perso. vou além de todas as coisas, vou além do sinal, sou melhor quando me perco.
Amore mio Meu amore
ma come ho fatto a restare in silenzio di fronte a te mas como eu consegui ficar em silêncio na sua frente
non ti mai detto le cose che ho dentro nunca lhe disse o que sinto por dentro
perdonami, capiscimi me perdoe, me entenda
Amore mio Meu amor
non è il coraggio che costruisce la libertà não é a coragem que constrói a liberdade
non è l’odore che passa dal naso la libertà, la libertà. não é o odor que se respira a liberdade, a liberdade.
Gridami amore mio….. me grite, meu amor…
saprò sentire l’urlo dovunque andrò saberei ouvir o grito onde quer que eu vá
l’amore è l’invenzione che ha dato all’uomo o amor é a invenção que deu ao homem
dolore e forza dor e força
della forza ricorderò da força eu lembrarei
il giorno che mi ha fatto incontrare te o dia que fez com que eu encontrasse você
invece del dolore mi resterà ……questo non “ per sempre “ em vez de dor ficará … este não “para sempre”
Posso vivere solo, posso vivere bene, ci sarà nuova vita, ci saranno le estati Posso viver sozinho, posso viver bem, haverá uma nova vida, haverá verões
torneranno i colori, quelli che fai fatica, a vedere d’inverno voltarão as cores, aquelas que são difíceis ver no inverno
benedetti colori che l’amore scompone. benditas cores que o amor desfaz.
Amore mio Meu amor
ma come ho fatto a restare in silenzio di fronte a te Mas como eu consegui ficar em silêncio na sua frente
non ti mai detto le cose che ho dentro Nunca lhe disse o que sinto por dentro
Perdonami, capiscimi me perdoe, me entenda
Amore mio Meu amor
non è il coraggio che costruisce la libertà não é a coragem que constrói a liberdade
non è l’odore che senti dal naso, la libertà não é o odor que você respira a liberdade, a liberdade.
Amore mio, amore mio Meu amore, meu amor

Arrivederci e buon ascolto! 

Informazioni utili sul permesso di soggiorno

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Ciao a tutti! Il testo che leggerete adesso è stato tratto dal sito della Polizia di Stato, che è una delle cinque forze di polizia italiane, direttamente dipendente dal Dipartimento della pubblica sicurezza, del Ministero dell’Interno. La Polizia di Stato autorità nazionale di pubblica sicurezza e vigila sul mantenimento dell’ordine pubblico. (Informazioni – Wikipedia)

Se avete intenzione di soggiornare in Italia è molto importante che teniate conto delle informazioni riguardo al rilascio, appunto, del permesso di soggiorno. Allora, leggete il testo con attenzione e cercate di rispondere alle domande proposte. Troverete anche un glossario commentato alla fine.

Il rilascio del permesso di soggiorno

“Gli stranieri che intendono soggiornare in Italia, per più di tre mesi, devono richiedere il permesso di soggiorno.

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(crediti immagine – liguriya.com)

Il permesso di soggiorno consente agli stranieri e agli apolidi presenti sul territorio dello Stato di rimanere in Italia, alle condizioni e nei limiti previsti dalla normativa vigente.

Chi arriva in Italia per la prima volta ha otto giorni lavorativi dal suo ingresso nel territorio dello Stato per chiedere il permesso di soggiorno e deve essere richiesto al questore della provincia in cui lo straniero intende soggiornare, in determinate ipotesi anche tramite gli uffici postali abilitati.

La durata del permesso di soggiorno è quella prevista dal visto d’ingresso.

Il permesso di soggiorno è rilasciato dalla questura in cui abita lo straniero, previo accertamento della sua identità personale, e contiene oltre ai dati anagrafici e l’immagine del volto, anche le impronte digitali del titolare. Ha caratteristiche tali da garantire maggiori standard di sicurezza nei termini di riconoscibilità del titolare e di falsificabilità del titolo.

Il permesso di soggiorno elettronico è stato adottato a decorrere dall’11 dicembre 2006 ed è stato attribuito all’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato il compito di produrre e attivare il documento, previa acquisizione dei dati concernenti l’identificazione del richiedente da parte delle questure.

Il documento consiste in una smart card, resistente all’usura (a tal fine i dati stampati sono protetti da una sottile pellicola trasparente, che é applicata su entrambi i lati in fase di produzione) e riporta:

  • le generalità del titolare;
  • la foto del titolare;
  • il numero del documento;
  • la tipologia del documento;
  • la data di emissione e di validità dello stesso;
  • e generalità dei figli;
  • il codice fiscale;
  • il motivo del soggiorno.

Glossario commentato:

1) soggiornare = Fare soggiorno; dimorare, trattenersi per un tempo più o meno lungo in uno stesso luogo

2) permesso di soggiorno = Il permesso di soggiorno, nell’ambito del diritto amministrativo italiano, è un’autorizzazione, rilasciata dalla Polizia di Stato, che deve essere richiesta dai soggetti extracomunitari per poter soggiornare nel paese per più di otto giorni, ovvero di novanta giorni se in possesso di visto d’ingresso per motivi di turismo. Non è richiesto per i cittadini di altri stati facenti parte dell’Unione europea. (wikipedia)

3) apolide – persona che, avendo perduto la cittadinanza di origine e non avendone assunta alcun’altra, non è cittadino di alcuno stato.

4) giorni lavorativi – dal lunedì al venerdì

5) questore – funzionario dell’amministrazione dell’Interno che, nell’ambito di una provincia, alle dipendenze del prefetto, è responsabile della direzione tecnica dei servizî di polizia e dell’ordine pubblico, ed è inoltre investito di specifiche attribuzioni (rilascio di determinate licenze e autorizzazioni, ecc.

6) questura – organo periferico dell’amministrazione dell’Interno costituito in ogni capoluogo di provincia, e il complesso degli uffici che ne fanno parte, nonché dei funzionarî e dipendenti: la q. di Milano, di Roma; agenti di q.; funzionario di q.; i registri della q.;chiamare la q.; rivolgersi alla q.; essere chiamato, interrogato dalla q.; una perquisizione operata dalla q.; irruzione della q. in una casa equivoca.

7) previo accertamento – verifica previa.

8) visto d’ingresso – visto per entrare in una nazione.

9) Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. (IPZS) –  è controllato al 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze del quale è una società in house. È anche la della Repubblica Italiana. (Wikipedia)

11) usura – consumo di un materiale per effetto dello sfregamento con altro materiale, variabile a seconda della loro natura e della pressione che l’uno esercita sull’altro; più genericam., il deterioramento, il logorio che la superficie di un qualsiasi materiale, corpo, oggetto, subisce per effetto dell’uso prolungato.

12) entrambi – tutt’e due.

13) codice fiscale – il codice fiscale in Italia è un codice alfanumerico a lunghezza fissa di 16 caratteri, ispirato dall’uso biblioteconomico, che serve a identificare in modo univoco ai fini fiscali e amministrativi i cittadini, le associazioni senza partita Iva, i contribuenti e gli stranieri nati e domiciliati nel territorio italiano.

Rispondete:

a) Per quanti mesi gli stranieri possono rimanere in Italia senza richiedere il permesso di soggiorno?

b) Che cosa consente il permesso di soggiorno agli stranieri e agli apolidi sul territorio italiano?

c) Che cosa deve fare lo straniero che arriva in Italia per la prima volta?

d) Dove si fa la richiesta del permesso di soggiorno?

e) Il permesso di soggiorno deve essere richiesto soltanto al questore?

f) Qual è la durata del permesso di soggiorno?

g) Da quale questura è rilasciato il permesso di soggiorno? Qual è la procedura?

h) Quale organo pubblico è responsabile della produzione del permesso di soggiorno elettronico?

i) In che cosa consiste il documento e com’è realizzato?

 Arrivederci e buon soggiorno in Italia!