Solo chi ha vissuto o trascorso qualche giorno in Salento sa com’è stupendo il suo paesaggio, popolato da bellissimi olivi secolari, vere e proprie sculture naturali lavorate dal tempo.

L’olivo o ulivo (olea europaea) è un albero da frutto sempreverde originario probabilmente dell’Asia Minore e della Siria, il cui fogliame argenteo è semplice ed elegante. Il suo tronco legnoso di colore marrone chiaro è pieno di nodi che ci raccontano la storia di una vita lunga ormai minacciata. Nel mese di maggio produce piccoli fiorellini delicati e bianchi che lasciano il posto a bellissimi frutti (ulive o olive) raccolti e portati alla macinazione nei mesi di novembre, dicembre e gennaio per diventare finalmente il genuino olio d’olivo di questa regione, protagonista delle nostre tavole.
La prima volta che vidi un albero d’olivo fu 18 anni fa, quando venni a vivere in Salento, una terra bellissima nota anche come penisola salentina – subregione della Puglia meridionale ubicata tra il mar Ionio a ovest e il mar Adriatico a est, che costituisce il tacco dello stivale italiano.

Da quasi cinque anni a questa parte il paesaggio non è più quello di un tempo e la “colpa” sarebbe da attribuire alla Xylella sottospecie fastidiosa, genotipo St53, di un batterio che vive e si riproduce all’interno dell’apparato conduttore della linfa grezza, cioè i vasi xilematici che portano acqua e soluti dalle radici alle foglie degli olivi. Questo batterio viaggia su una piccola cicala chiamata sputacchina, principale vettore di questa malattia che sta mettendo KO tutta la regione del Salento. Le ultime notizie affermano che la malattia è già arrivata a lambire la provincia di Bari e non solo: il batterio ha già fatto la sua comparsa in Germania e Svizzera (dove è stato confinato), Francia (Corsica e Costa Azzurra) e Spagna (Baleari e Murcia).

Il primo focolaio (o paziente zero) in Italia di questa epidemia si è verificato a Gallipoli, nella primavera del 2013, a causa probabilmente del contagio da una pianta ornamentale importata dalla Costarica. E tenete presente che questa è soltanto una delle tante teorie concepite al fine di spiegare l’origine di questa malattia che sta letteralmente sterminando gran parte degli alberi di olivi (soprattutto gli esemplari più vecchi) di questo pezzo d’Italia già martoriato e per tanti versi dimenticato, per non dire sfruttato. Esiste un’altra teoria alla quale molta gente crede, detta “teoria del complotto”, la quale afferma che la xylella è stata creata da scienziati senza scrupoli, naturalmente per poterne vendere la cura.

Comunque sia, è impossibile rimanere impassibili e non piangere difronte a questi alberi che cercano a modo loro di reagire, di lottare, di sopravvivere. Tante persone con cui ho parlato in questi giorni credono che le “misure” politiche (o forse opportunismo politico), scientifiche e burocratiche per debellare questa epidemia e salvaguardare gli olivi non siano state efficaci. Anzi, tanti affermano che non hanno fatto altro che contribuire al loro annientamento, e quello che vediamo adesso è un processo di desertificazione accelerato che sta cambiando per sempre il paesaggio salentino, mettendo a rischio, in modo irreversibile, un quarto della produzione italiana di olio e, molto probabilmente, l’intero ecosistema di questa regione.

Siccome l’estate scorsa io e la mia famiglia non abbiamo trascorso le vacanze in Salento (mio marito è salentino), non ho avuto modo di vedere con i miei stessi occhi ciò che stava succedendo qua giù. È bastato fare la prima passeggiata verso il mare, tra quelli che un tempo erano dei bellissimi oliveti di alberi secolari, per rendermi conto della gravità della situazione: distese infinite di alberi d’ulivo in fase di disseccamento avanzato, tantissimi alberi oramai morti; ho pianto. La verità è che siamo difronte ad un vero e proprio sfregio, uno scempio del paesaggio, e la cosa più brutta è che non possiamo farci nulla: la natura e tutti quelli che ne dipendono direttamente – basta guardare tutte le campagne-cimitero di olivi secolari a cielo aperto – sono in mano alla buona volontà della regione e delle misure effettive che possano ribaltare questa calamità ambientale.

Nel 2017 è stato addirittura dichiarato che non è più possibile eliminare il batterio del territorio Salentino (Joint Research Centre della Commissione europea). La verità è che ci sono tante di quelle informazioni e teorie in rete che finiamo per annegare in un mare di incertezze e delusioni, e guardiamo impotenti quasi 3 milioni di olivi morire silenziosamente davanti ai nostri occhi, finché si spegneranno per sempre.
Stamattina, strada facendo verso il mare, ho intravisto un contadino che puliva l’area sottostante i suoi alberi d’olivo – quasi tutti infetti da xylella -, li annaffiava, si prendeva cura di loro come se fossero degli anziani che hanno bisogno di assistenza speciale per continuare a campare (per usare una espressione tipica salentina). Ho sentito dire che tanti contadini stanno coltivato la terra circostante questi alberi, piantando addirittura degli ortaggi, magari un ultimo tentativo di donare loro la vita.

Claudia Valeria Lopes
Una opinione su "La Xylella e l’estinzione degli olivi secolari in Salento"