Ormai o adesso?

Ciao ragazzi! Il nostro post di oggi tratta degli avverbi adesso e ormai (oramai), ambedue usati in situazioni molto distinte e specifiche, anche se possiamo usare l’uno al posto dell’altro. Infatti, a volte, stabiliscono un rapporto sinonimico quasi perfetto.

Per scrivere questo post, ho dovuto fare una piccola ricerca su alcuni vocabolari, esattamente come ho fatto quando ho scritto il post su magari e forse, per la semplice ragione che ho imparato a usarli in loco, cioè, vivendo in Italia. Magari vi state chiedendo se è necessario andare in Italia per imparare certe sfumature e strutture della lingua italiana, non è vero? Ed è giusto! Ogni scusa è valida per fare un bel viaggetto in Italia. Tuttavia, potete benissimo imparare a usarli leggendo molto, vedendo tanti film italiani, parlando in italiano, ascoltando la radio ecc.

Pertanto, ho creato una serie di esempi in cui compaiono sia ormai sia adesso, ora in contesti diversi ora in contesti in cui possiamo usare l’uno o l’altro.

ADESSO (avv.)
Adesso deriva dal latino ăd ĭpsu(m) (tĕmpus) –  al momento stesso, cioè nel momento in cui si parla.

A) in questo momento, al presente, ora:

Che cosa devi fare adesso?
– (Adesso) devo andare in palestra.

Quale libro stai leggendo adesso?
(Adesso) sto leggendo l’ultimo libro di Umberto eco.

Dove sta lavorando Anna?
Adesso sta lavorando in un ospedale.

E adesso cosa facciamo?
– (Che) cosa vuoi che facciamo? Andiamo avanti lo stesso!

Senti, adesso stai proprio esagerando!
Scusami, ero un po’ nervosa.

B) poca fa, or ora:

Vuoi mangiare qualcosa?
No, ho mangiato proprio adesso, grazie.

Da dove arrivi?
Arrivo adesso da Roma.

C) fra poco:

Dov’è Carla?
– Dovrebbe arrivare
adesso.

ORMAI (ORAMAI) (avv.)
Composto di ora  e mai, indica un evento giunto a maturazione.

A) adesso, a questo punto, allo stato attuale:

E adesso che cosa facciamo?
Ormai (adesso) non c’è più niente da fare.

Non so veramente che cosa devo fare.
Ormai (adesso) è tempo di decidere.

Dove vai conciata così?
– Vado a fare una passeggiata.
– Non te ne accorgi che questo colore
ormai (adesso) non è più di moda!

B) per sottolineare l’inevitabilità o l’irrimediabilità di una situazione, di un fatto: 

Perché non t’iscrivi a un corso universitario?
Ormai troppi anni sono passati, non ho più l’età.

C) per sottolineare una quantità di tempo trascorso: 

Da quanto tempo non vedi Andrea?
Sono ormai due anni che non lo vedo.

D) allora, a quel punto (riferito al passato o al futuro): 

Antonio, sei riuscito a salutare la tua amica prima che lei partisse?
– No, purtroppo quando sono arrivato, era
ormai partita.

Caro amore mio, quando leggerai questo messaggio, ormai sarò partita.

E) finalmente, infine, per indicare il compiersi di un desiderio o la risoluzione di una situazione positiva:

Mancano ormai (finalmente) tre giorni alle vacanze!
Ormai (finalmente) Federica si è laureata!

Claudia Lopes

Arrivederci e buon studio!

Se vi è piaciuto il post, fatecelo sapere nei commenti!

Alcune poesie per il mese di giugno

Cari amici,

Ormai siamo a primavera inoltrata nell’emisfero boreale, per cui vorrei proporvi delle poesie, scritte da alcuni dei grandi poeti della letteratura italiana, che parlano di rose, papaveri, cielo, giovinezza e tante altre tematiche che ci riempiono il cuore di gioia.

Buona lettura!

Giugno Giosuè Carducci

È il mese dei prati erbosi e delle rose; 
il mese dei giorni lunghi e delle notti chiare.
Le rose fioriscono nei giardini, si arrampicano
sui muri delle case. Nei campi, tra il grano,
fioriscono gli azzurri fiordalisi e i papaveri
fiammanti e la sera mille e mille lucciole 
scintillano fra le spighe.
Il campo di grano ondeggia al passare 
del vento: sembra un mare d’oro.
Il contadino guarda le messi e sorride. Ancora
pochi giorni e raccoglierà il frutto delle sue fatiche.

Tulipani, Fiori, Red, Piante, Fiore, Fioritura

Cielo di giugnoAda Negri

Cielo di giugno, azzurra giovinezza
dell’anno; ed allegrezza
di rondini sfreccianti in folli giri
nell’aria. Ombre, ombre d’ali
vedo guizzar sul bianco arroventato
del muro in fronte: ombre a saetta, nere,
vive al mio sguardo più dell’ali vere.
Traggon dal nulla, scrivendo con nulla
parole d’un linguaggio
perduto; e le cancellano
ratte, fuggendo via fra raggio e raggio.

Apple, Fiori, Natura, Albero Da Frutto, Primavera

Il mese di Giugno (filastrocca) – Gianni Rodari

Filastrocca del mese di giugno,
il contadino ha la falce in pugno:
mentre falcia l’erba e il grano
un temporale spia lontano.
Gli scolaretti sui banchi di scuola
hanno perso la parola:
apre il maestro le pagelle
e scrive i voti nelle caselle…
Signor maestro, per cortesia,
non scriva quel quattro sulla mia:
Quel cinque, poi, non ce lo metta
sennò ci perdo la bicicletta:
se non mi boccia, glielo prometto,
le lascio fare qualche giretto.

Uccello, Tweeting, Canto, Melodia, Canzone, Animale

Sera di giugno – Giovanni Verga

La luna doveva già essere alta dietro il monte
Tutta la pianura, allo sbocco della valle, era illuminata da un chiarore d’alba.
A poco a poco al dilagar di quel chiarore, anche nella costa cominciarono a spuntare i covoni raccolti in mucchi, come tanti sassi posti in fila.
Degli altri punti neri si muovevano per la china, e a seconda del vento giungeva il suono grave e lontano dei campanacci che portava il bestiame grosso, mentre scendeva passo passo verso il torrente.
Di tratto in tratto soffiava pure qualche folata di venticello più fresco dalla parti di ponente e per tutta la lunghezza della valli udivasi lo stormire delle messi ancora in piedi.

Fiori, Api, Giardino, Verde, Erba, White, Margherita

Claudia Lopes

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La storia del cornetto

Secondo alcuni registri, il cornetto si sarebbe diffuso per la prima volta già nel 1683 in Veneto – la cui ricetta derivava dal kipfel vienense -, grazie agli scambi commerciali tra Vienna e la Repubblica di Venezia.


Se avete soggiornato in Italia, saprete sicuramente che la colazione italiana è una piccola parte mattutina di un dolce rituale. La sensazione che abbiamo è di trovarci in un vero e proprio paradiso: il profumo del caffè appena fatto con la moka, se siamo a casa, i cui borbottii fanno risvegliare tutti i nostri sensi.

Il profumo che ci rimane impresso nella memoria, però, è quello dei cornetti appena sfornati! Tuttavia, vi siete mai chiesti quale sia la sua origine e come si sarebbe diffuso in Italia?

Secondo alcuni registri, il cornetto si sarebbe diffuso per la prima volta già nel 1683 in Veneto – la cui ricetta derivava dal kipfel vienense -, grazie agli scambi commerciali tra Vienna e la Repubblica di Venezia. I francesi, dalla parte loro, dicono che il cornetto ha avuto origine in Francia e si chiama, appunto, croissant, grazie al matrimonio tra l’austriaca Maria Antonietta e il futuro re Luigi XVI nel 1770, quasi un secolo dopo.

L’aumento della popolarità del cornetto in Italia, invece, si dà in seguito alla nascita del Regno Lombardo-Veneto, grazie soprattutto ai maestri fornai veneti che, con la loro arte, hanno saputo perfezionare la ricetta distanziandola, in modo decisivo, da quella originale austriaca.

Fatemi sapere nei commenti se conoscevate questa storia!

Claudia Lopes

Impara l’italiano per la cittadinanza!

Ciao a tutti!

Per richiedere la cittadinanza italiana è necessaria, da dicembre 2018, la certificazione del livello B1 di conoscenza della lingua italiana. Quindi, se non hai ancora la padronanza, ti offriamo dei corsi di preparazione.

Cosa aspetti? Mettiti in contatto subito!

Claudia V. Lopes

Salvatore Quasimodo e le sue poesie più celebri

Ciao a tutti!

Oggi vorrei parlarvi di uno dei più celebri poeti italiani: Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 – Napoli, 14 giugno 1968), considerato uno dei più grandi esponenti dell’ermetismo.

Il termine “ermetico” deriva da Ermete Trismegisto (dal greco antico Ἑρμῆς ὁ Τρισμέγιστος, in latino Mercurius ter Maximus), un personaggio considerato leggendario, vissuto all’età preclassica e ritenuto l’autore del Corpus hermeticum (una collezione di scritti dell’antichità che rappresentò la fonte di ispirazione del pensiero ermetico e neoplatonico rinascimentale).

Quasimodo contribuì alla traduzione di testi appartenenti all’età classica, in specie quelli lirici greci, ma anche delle opere teatrali di William Shakespeare e Molière; è stato anche vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1959.

L’epicentro della corrente letteraria denominata “Ermetismo” fiorì a Firenze, intorno al 1930, affermandosi soprattutto nel campo della poesia e della critica, e ha influenzato, in modo particolare, anche le opere narrative.

Prima di cominciare a leggere le poesie di Quasimodo, credo che sia importante capire i vari significati del vocabolo ermetico che troviamo sui vocabolari: Aggettivo 1 – che chiude perfettamente impedendo qualsiasi passaggio di fluidi: chiusura ermetica; 2 – impenetrabile, imperscrutabile; di significato oscuro: un linguaggio ermetico; 3 – relativo alla corrente poetica dell’ermetismo: poeta ermetico; 4- s.m. (f. -ca), poeta appartenente alla corrente dell’ermetismo: Quasimodo è un poeta ermetico; 5 – avv. ermeticamente 1. In modo ermetico, mediante chiusura e.: contenitore chiuso ermeticamente 2. fig. In modo incomprensibile: scrivere ermeticamente.

Quindi la poesia ermetica è caratterizzata da un linguaggio oscuro e di non immediata compressione, nel senso che non riusciamo a capire il senso alla prima lettura.

Ho scelto per voi cinque poesie considerate tra le più celebri di Quasimodo.

Buona lettura!

Ed è subito sera
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera

Photo by luizclas on Pexels.com

Ora che sale il giorno
Finita è la notte e la luna
si scioglie lenta nel sereno,
tramonta nei canali.

È così vivo settembre in questa terra
di pianura, i prati sono verdi
come nelle valli del sud a primavera.
Ho lasciato i compagni,
ho nascosto il cuore dentro le vecchi mura,
per restare solo a ricordarti.

Come sei più lontana della luna,
ora che sale il giorno
e sulle pietre bette il piede dei cavalli!

Photo by Arvind shakya on Pexels.com

Già la pioggia è con noi
Già la pioggia è con noi,
scuote l’aria silenziosa.
Le rondini sfiorano le acque spente
presso i laghetti lombardi,
volano come gabbiani sui piccoli pesci;
il fieno odora oltre i recinti degli orti.

Ancora un anno è bruciato,
senza un lamento, senza un grido
levato a vincere d’improvviso un giorno.

Photo by Jou00e3o Cabral on Pexels.com

Fresche di fiumi in sonno
Ti trovo nei felici approdi,
della notte consorte,
ora dissepolta
quasi tepore d’una nuova gioia,
grazia amara del viver senza foce.

Vergini strade oscillano
fresche di fiumi in sonno:

E ancora sono il prodigo che ascolta
dal silenzio il suo nome
quando chiamano i morti.

Ed è morte
uno spazio nel cuore.

Photo by Diego Madrigal on Pexels.com

Imitazione della gioia
Dove gli alberi ancora
abbandonata più fanno la sera,
come indolente
è svanito l’ultimo tuo passo
che appare appena il fiore
sui tigli e insiste alla sua sorte.

Una ragione cerchi agli affetti,
provi il silenzio nella tua vita.

Altra ventura a me rivela
il tempo specchiato. Addolora
come la morte, bellezza ormai
in altri volti fulminea.
Perduto ho ogni cosa innocente,
anche in questa voce, superstite
a imitare la gioia.

Photo by Pixabay on Pexels.com

Condivido con voi un video che fu registrato quando Salvatore Quasimodo vinse il PREMIO NOBEL della letteratura, nel 1959.

Arrivederci e buono studio!

Se il post vi è piaciuto, fatecelo sapere nei commenti!

Bibliografia di base per l’elaborazione dei post (letteratura/cultura):

  1. SALINARE, Carlo. Profilo storico della letteratura italiana, Giunti, 1991.
  2. FERRONI, Giulio. Profilo storico della letteratura italiana, Einaudi Scuola, 2008.
  3. Treccani enciclopedia, Sapere.it, Wikipedia

L’origine del vocabolo PIZZA e i suoi vari significati

Ciao a tutti!

Sono sicura che a tanti di voi piace la pizza, vero? Vi siete mai chiesti, però, qual è l’origine di questo vocabolo e in quali contesti possiamo adoperarlo? Secondo alcuni studiosi (tanti si sono interessati di questo tema) il vocabolo pizza deriva probabilmente dal latino volgare pisare, cioè pestareschiacciare con le mani. Tuttavia, da altre ricerche, soprattutto in rete, è saltato fuori che il suddetto vocabolo deriverebbe dal termine pinsa, specialità della cucina romana.

Pinsa romana

La pizza (chiamata anche, in modo generico, focaccia) è un tipo di impasto fatto con farina e acqua, cosparso di mozzarella e pomodori pelati con l’aggiunta di poco olio e acciughe, aromatizzata con origano, cotto rapidamente in forno molto caldo. Ovviamente, ci sono tantissime altre tipologie di pizza in Italia e nel mondo, però le più conosciute (e mangiate!) sono: margherita, bufala, marinara, tonno e cipolle, melanzane e ricotta, frutti di mari, pomodorini, capperi e olive, prosciutto e rucola, gorgonzola e salame, capricciosa ecc.

In senso figurato, il vocabolo pizza può essere usato nei confronti di chi o di quanto risulta intollerabilmente noioso: “Che pizza questo film!”; nel parlare romanesco, pizza vuol dire schiaffo:Finisce con questa storia, altrimenti ti do una pizza”; in cinematografia, equivale alla scatola metallica circolare che contiene la pellicola sviluppata, per estensione, la pellicola stessa; nel linguaggio marinesco, riscontriamo il verbo pizzare, che significa urtare per errore di manovra.

Fatemi sapere nei commenti se conoscevate l’origine del vocabolo pizza e se il post vi è piaciuto.

Vi abbraccio e alla prossima!

Claudia

Leggete tutti post su Dante e sulla Divina Commedia

Ciao a tutti!

Per occasione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, vi propongo quattro post a lui dedicati. Vi consiglio di leggerli per conoscere un po’ della vita e dell’opera del sommo poeta.

Buona lettura!

Claudia V. Lopes

Per occasione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, ho scritto quattro post a lui dedicati. Quindi, vi consiglio di leggerli per conoscere un po' della vita e dell'opera del sommo poeta.

B1 Cittadinanza e Certificazioni della Lingua Italiana: CILS, CELI e ALTRI CERTIFICATI!

Ti stai preparando per il B1 cittadinanza o per l’esame delle certificazioni della lingua italiana: CILS, CELI & altri Certificati? Magari hai appena iniziato a studiare la lingua italiana e vorresti approfondire di più lo studio dei verbi. Quindi, 𝗟𝗼 𝘀𝘁𝘂𝗱𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝘃𝗲𝗿𝗯𝗶 𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝘀𝘁𝘂𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶 𝘀𝘁𝗿𝗮𝗻𝗶𝗲𝗿𝗶 fa proprio per te!

✔️𝗟𝗶𝗯𝗿𝗼 𝗱𝗶 𝘃𝗲𝗿𝗯𝗶 𝘀𝘁𝗿𝘂𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮𝘁𝗼 𝗶𝗻 𝗺𝗼𝗱𝗼 𝗱𝗶𝗻𝗮𝗺𝗶𝗰𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗿𝗶𝘂𝗻𝗶𝘀𝗰𝗲 𝘀𝗶𝗮 𝗹𝗮 𝘁𝗲𝗼𝗿𝗶𝗮 𝘀𝗶𝗮 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗮𝘁𝗶𝗰𝗮, 𝗻𝗼𝗻𝗰𝗵é 𝗹𝗲 𝗽𝗶ù 𝘀𝗶𝗴𝗻𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘁𝗶𝘃𝗲 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗶𝗰𝗼𝗹𝘁à 𝗰𝗵𝗲 𝘂𝗻𝗼 𝘀𝘁𝘂𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲 𝘀𝘁𝗿𝗮𝗻𝗶𝗲𝗿𝗼 𝗮𝗳𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗮 𝗾𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗶𝗻𝗰𝗶𝗮 𝗮 𝘀𝘁𝘂𝗱𝗶𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗹𝗶𝗻𝗴𝘂𝗮 𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗮, 𝗽𝗲𝗿 𝗲𝘀𝗲𝗺𝗽𝗶𝗼:
1) 𝙘’è 𝙚 𝙘𝙞 𝙨𝙤𝙣𝙤
2) 𝙢𝙞 𝙥𝙞𝙖𝙘𝙚 𝙚 𝙢𝙞 𝙥𝙞𝙖𝙘𝙘𝙞𝙤𝙣𝙤
3) 𝙡𝙖 𝙘𝙤𝙣𝙞𝙪𝙜𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙣𝙚𝙞 𝙩𝙚𝙢𝙥𝙞 𝙘𝙤𝙢𝙥𝙤𝙨𝙩𝙞, 𝙘𝙤𝙣 𝙡’𝙖𝙪𝙨𝙞𝙡𝙞𝙖𝙧𝙚 𝙀𝙎𝙎𝙀𝙍𝙀 𝙚 𝘼𝙑𝙀𝙍𝙀, 𝙞𝙣 𝙥𝙧𝙚𝙨𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙙𝙚𝙞 𝙫𝙚𝙧𝙗𝙞 𝙨𝙚𝙧𝙫𝙞𝙡𝙞
4) 𝙡𝙖 𝙘𝙤𝙣𝙘𝙤𝙧𝙙𝙖𝙣𝙯𝙖 𝙙𝙚𝙞 𝙩𝙚𝙢𝙥𝙞 (𝙘𝙤𝙣𝙨𝙚𝙘𝙪𝙩𝙞𝙤 𝙩𝙚𝙢𝙥𝙤𝙧𝙪𝙢)

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Michelangelo Merisi detto il Caravaggio

L’arte italiana creò, nei secoli, un linguaggio universale e omogeneo che ispirò artisti, pittori e scultori di tutto il mondo. In alcuni periodi della storia dell’arte mondiale, l’Italia fu il paese artisticamente più all’avanguardia d’Europa sfornando geni come Leonardo Da Vinci, Michelangelo, Tiziano, Raffaello e tanti altri.


Oggi vorrei parlarvi, in particolare, di un pittore che ha sempre esercitato un gran fascino su di me: Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, uno dei più inquieti, celebri e appassionanti pittori italiani di tutti i tempi, l’emblema dell’artista moderno del suo tempo.

Per tanti anni si è creduto, prima del ritrovamento dell’atto di battesimo, che Michelangelo Merisi fosse nato nel paese bergamasco di Caravaggio, nel 1571 (i suoi genitori, Fermo Merisi e Lucia Aratori, erano di Caravaggio). In realtà, nel Liber Baptizatorum della Parrocchia di Santo Stefano in Brolo emerge che Caravaggio nacque a Milano, probabilmente il 29 settembre (giorno di San Michele Angelo, di cui forse il nome Michelangelo).

In passato, la sua vita fu spesso narrata in chiave romanzesca: venivano esaltati il successo, le risse, l’invidia dei colleghi, l’omicidio, la maestria artistica, la fuga in tanti luoghi diversi per evitare l’arresto, l’inevitabile condanna a morte. Alla fine, il tanto atteso provvedimento di clemenza, cioè la grazia concessagli poco prima della sua morte, avvenuta in circostanze misteriose su di una spiaggia di Porto Ercole, in Toscana, il 18 luglio 1610.

Angelica e Medoro – Simone Peterzano (1619)

Non ci volle molte perché la sua genialità e il suo stile stravolgessero tutto il processo di formazione che ebbe nella bottega del Simone: Caravaggio iniziò subito a rappresentare nei suoi dipinti la realtà come si presentava davanti ai suoi occhi, come se i suoi pennelli fungessero da lenti di una macchina fotografica.

Nelle sue prime opere come Il Ragazzo con la canestra di Frutta, I Bari e Buona Ventura (elencate più avanti) la realtà e le diverse sfumature del carattere umano si manifestano come scene di vita quotidiana che si svolgono davanti ai nostri occhi, come se fossero dei veri e propri scatti della realtà. Spesso i modelli che posavano per Caravaggio venivano prelevati dalla strada, e cioè, persone comune e non professionisti. I soggetti erano illuminati da una fonte di luce intensa, probabilmente un lume sospeso, appeso al soffitto da una corda, tecnica che creava il famoso effetto chiaroscuro forte (potente e drammatico), presenza perenne nei suoi dipinti.

Un’altra caratteristica innovatrice comune nei dipinti di Caravaggio è che i soggetti si trovano rappresentati in dimensione reale e in modo completamente naturale. Tra l’altro, le scene sono narrate in primo piano, garantendo il massimo coinvolgimento emozionale dello spettatore che diventa parte dello spazio virtuale del dipinto. Infatti, Caravaggio usò ampiamente queste tecniche pittoriche nei quadri dipinti su commissione per la Chiesa.

Affinché possiate capire alcuni degli aspetti teorici dell’opera di Caravaggio, trattati in questo post, vi propongo un elenco con alcuni dei suoi dipinti più famosi, a seconda dell’anno in cui sono venuti alla luce e dove si trovano attualmente (le immagini e alcuni dati sono stati prelevati da Wikipedia):

Ragazzo che monda un frutto
Ragazzo che monda un frutto – 1592

Ragazzo che monda un frutto, olio su tela, 75,5 × 64,4 cm, 1592. Opera perduta, note attraverso copie, una delle quale si trova alla Fondazione Roberto Longhi a Firenze. Secondo gli specialisti in materia, potrebbe essere la prima opera di Caravaggio.

Bacchino malato
Bacchino Malato – 1593/94

Bacchino malato, olio su tela, 67 × 53 cm, 1593/94. L’opera si trova alla Galleria Borghese, Roma (Italia).

Fanciullo con canestro di frutta
Fanciullo con canestro di frutta – 1593/94

Fanciullo con canestro di frutta, olio su tela, 70 × 67 cm. L’opera si trova alla Galleria Borghese, Roma (Italia). †

Buona Ventura – 1593/94

Buona Ventura, olio su tela, 115 × 150 cm, 1593/94. L’opera di trova alla Pinacoteca Capitolina, Roma.

I Bari
I Bari – 1594

I Bari, olio su tela, 94 × 131 cm, 1594. L’opera si trova al Kimbell Art Museum, Fort Worth (EUA).

San Francesco d'Assisi in estasi
San Francesco d’Assisi in estasi – 1594/95

San Francesco d’Assisi, olio su tela, 92,5 × 128,4 cm, 1594/95. L’opera si trova a Wadsworth Athneum, Hartford (EUA).

Suonatore di Liuto
Suonatore di liuto – 1595/96

Suonatore di Liuto, olio su tela, 100 × 126,5 cm, 1595/96. L’opera si trova al Metropolitan Museum of Art, New York (EUA).

Bacco
Bacco – 1596/97

Bacco, olio su tela, 95 × 85 cm, 1596/97. L’opera si trova alla Galleria degli Uffizi, Firenze (Italia).

Conversione di San Paolo
Conversione di San Paolo – 1596/97

Conversione di San Paolo, olio su tela, 230 x 175 cm, 1596/97. L’opera si trova alla Basilica di Santa Maria del Popolo, Roma.

Incredulità di San Tommaso
Incredulità di San Tommaso – 1602

Incredulità di San Tommaso, olio su tela, 107 × 146 cm, 1602. L’opera si trova al Palazzo di Sanssouci, Potsdam, Germania.

Deposizione di Cristo
Deposizione di Cristo – tra il 1602 e il 1604

Deposizione di Cristo, olio su tela, 300 × 203 cm, 1602/04. L’opera si trova alla Pinacoteca Vaticana, Roma.

CaravaggioEmmaus.jpg
Cena in Emmaus – 1606

Cena in Emmaus, olio su tela, 141 × 175 cm. L’opera si trova alla Pinacoteca di Brera.

Martyrdom of Saint Ursula by Caravaggio - Palazzo Zevallos.jpg
Martirio di Sant’Orsola – 1610

Martirio di Sant’Orsola, ultima opera di Caravaggio, olio su tela, 106 x 179,5 cm, 1610. L’opera si trova Galleria di Palazzo Zevallos, Napoli.

Ovviamente, ci sono tante altre opere di Caravaggio che non sono state contemplate in questo post. Se volete, cliccate su Opere di Caravaggio su Wikipedia per conoscere tutte le sue opere.

Spero che il post vi sia piaciuto! Non ho avuto l’intenzione di essere esauriente, per cui se volete approfondire l’argomento, cercatelo su Internet oppure andate a curiosare qualche libro di storia dell’arte del 500 nella biblioteca della vostra città.

Arrivederci e buono studio!

Claudia Valeria Lopes

Bibliografia:

  • CASTELLOTTI, Marco Bona, Dimensione Arte, Electa Scuola, 2014.
  • PAPA, Rodolfo, Caravaggio, Giunti, 2002.
  • Wikipedia – immagini dei quadri.

 

La punteggiatura della lingua italiana – una visione generale

Ciao a tutti!

Nei nostri ultimi due post, abbiamo parlato del punto fermo e della virgola. In questo nuovo post, daremo una visione generale della punteggiatura della lingua italiana, ossia del sistema di segni che serve a riprodurre graficamente, nella lingua scritta, le pause, le interruzioni, gli stati d’animo tipici della lingua parlata. Tuttavia l’uso della punteggiatura varia molto da una lingua all’altra è viene definito dall’insieme di regole della lingua stessa.

Leggete il seguente testo:

Una volta in inverno inoltrato mentre i fiocchi di neve cadevano dal cielo come piume una regina cuciva seduta accanto a una finestra dalla cornice d’ebano e mentre cuciva e alzava gli occhi per guardare la neve si punse un dito e tre gocce di sangue caddero nella neve il rosso era così bello su quel candore che ella pensò fra sé avessi un bambino bianco come la neve rosso come il sangue e nero come il legno della finestra.

(brano tratto dal libro infantile Biancaneve)

Siete riusciti a capire ciò che avete letto? La lettura vi è sembrata faticosa o scorrevole? Adesso rileggete lo stesso brano con tutti i segni di punteggiatura e di interruzioni inseriti al loro posto:

Una volta, in inverno inoltrato, mentre i fiocchi di neve cadevano dal cielo come piume, una regina cuciva seduta accanto a una finestra dalla cornice d’ebano. E, mentre cuciva e alzava gli occhi per guardare la neve, si punse un dito e tre gocce di sangue caddero nella neve. Il rosso era così bello su quel candore, che ella pensò fra sé: “Avessi un bambino bianco come la neve, rosso come il sangue e nero come il legno della finestra!.”

Una Biancaneve incantevole nel cosplay di Saya: la principessa Disney nella  vita vera

Sicuramente avete letto il secondo brano in un modo molto più scorrevole riguardo al primo, non è vero? Questo perché la punteggiatura l’ha reso leggibile e comprensibile.

Purtroppo, con l’avvento dell’internet, il nostro modo di comunicare è cambiato tantissimo. La comunicazione è diventata più veloce, immediata, informale e diretta. Anche la punteggiatura che vediamo tutti i giorni nei social, nelle chat, nei messaggi e così via è molto diversa da quella usata nella lingua scritta: il punto e virgola è scomparso insieme alla virgola! Dall’altra parte, abbiamo visto il proliferarsi delle faccine, dei puntini di sospensione e dei punti interrogativi ed esclamativi, che servono a dare tono (e colori) ai nostri pensieri e stato d’animo.

Nella lingua italiana, i segni di punteggiatura sono:

il punto ( )
la virgola ( )
il punto e virgola ( )
i due punti ( )
il punto esclamativo ( )
il punto interrogativo ( )
i puntini di sospensione (  )
le virgolette ( «» o o )
la barra obliqua ( )
le parentesi (( ))
le lineette ()

Adesso facciamo un piccolo esercizio? Nelle seguenti frasi inserite la virgola dove è necessario:

a) La zia di Carlo che abita a Roma è una professoressa di storia.
b) Preferite un caffè un tè o un succo?
c) Ho telefonato a Giulio e con molto tatto gli ho detto ciò che era successo.
d) Dato che non mi ascolti me ne vado.
e) Marta come ben sai è una brava pianista.
g) Francesco si alzò all’improvviso si diresse verso il portone l’aprì e se n’andò senza dire una parola.

le-soluzioni-dell-esercizio-sulla-virgola

Per oggi può bastare, nei prossimi post studieremo altri segni di punteggiatura della lingua italiana. Fatemi sapere com’è andato l’esercizio, va bene?

Arrivederci e buono studio!

Claudia Valeria Lopes

Se il post vi è piaciuto, fatecelo sapere nei commenti!

Bibliografia:

  1. Cetroni M.R. et aliiGrammaticando. Cercola (Napoli), Loffredo Editore, 1997.
  2. SABATINI, Francesco, La comunicazione e gli usi della lingua. Bologna, Loescher editore, 1995.
  3. DARDANO, Maurizio e TRIFONE, Pietro. Parole e Frasi. Bologna, Zanichelli Editore Spa, 1985.
  4. SERIANI, Luca. Grammatica italiana. Torino, Utet Editore, 1991.
  5. Dizionario Garzanti, De Mauro e Lo Zingarelli della lingua italiana.