Ciao a tutti!
Per occasione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, vi propongo quattro post a lui dedicati. Vi consiglio di leggerli per conoscere un po’ della vita e dell’opera del sommo poeta.
Buona lettura!
Claudia V. Lopes

Ciao a tutti!
Per occasione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, vi propongo quattro post a lui dedicati. Vi consiglio di leggerli per conoscere un po’ della vita e dell’opera del sommo poeta.
Buona lettura!
Claudia V. Lopes
Ti stai preparando per il B1 cittadinanza o per l’esame delle certificazioni della lingua italiana: CILS, CELI & altri Certificati? Magari hai appena iniziato a studiare la lingua italiana e vorresti approfondire di più lo studio dei verbi. Quindi, 𝗟𝗼 𝘀𝘁𝘂𝗱𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝘃𝗲𝗿𝗯𝗶 𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝘀𝘁𝘂𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶 𝘀𝘁𝗿𝗮𝗻𝗶𝗲𝗿𝗶 fa proprio per te!
✔️𝗟𝗶𝗯𝗿𝗼 𝗱𝗶 𝘃𝗲𝗿𝗯𝗶 𝘀𝘁𝗿𝘂𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮𝘁𝗼 𝗶𝗻 𝗺𝗼𝗱𝗼 𝗱𝗶𝗻𝗮𝗺𝗶𝗰𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗿𝗶𝘂𝗻𝗶𝘀𝗰𝗲 𝘀𝗶𝗮 𝗹𝗮 𝘁𝗲𝗼𝗿𝗶𝗮 𝘀𝗶𝗮 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗮𝘁𝗶𝗰𝗮, 𝗻𝗼𝗻𝗰𝗵é 𝗹𝗲 𝗽𝗶ù 𝘀𝗶𝗴𝗻𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘁𝗶𝘃𝗲 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗶𝗰𝗼𝗹𝘁à 𝗰𝗵𝗲 𝘂𝗻𝗼 𝘀𝘁𝘂𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲 𝘀𝘁𝗿𝗮𝗻𝗶𝗲𝗿𝗼 𝗮𝗳𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗮 𝗾𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗶𝗻𝗰𝗶𝗮 𝗮 𝘀𝘁𝘂𝗱𝗶𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗹𝗶𝗻𝗴𝘂𝗮 𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗮, 𝗽𝗲𝗿 𝗲𝘀𝗲𝗺𝗽𝗶𝗼:
1) 𝙘’è 𝙚 𝙘𝙞 𝙨𝙤𝙣𝙤
2) 𝙢𝙞 𝙥𝙞𝙖𝙘𝙚 𝙚 𝙢𝙞 𝙥𝙞𝙖𝙘𝙘𝙞𝙤𝙣𝙤
3) 𝙡𝙖 𝙘𝙤𝙣𝙞𝙪𝙜𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙣𝙚𝙞 𝙩𝙚𝙢𝙥𝙞 𝙘𝙤𝙢𝙥𝙤𝙨𝙩𝙞, 𝙘𝙤𝙣 𝙡’𝙖𝙪𝙨𝙞𝙡𝙞𝙖𝙧𝙚 𝙀𝙎𝙎𝙀𝙍𝙀 𝙚 𝘼𝙑𝙀𝙍𝙀, 𝙞𝙣 𝙥𝙧𝙚𝙨𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙙𝙚𝙞 𝙫𝙚𝙧𝙗𝙞 𝙨𝙚𝙧𝙫𝙞𝙡𝙞
4) 𝙡𝙖 𝙘𝙤𝙣𝙘𝙤𝙧𝙙𝙖𝙣𝙯𝙖 𝙙𝙚𝙞 𝙩𝙚𝙢𝙥𝙞 (𝙘𝙤𝙣𝙨𝙚𝙘𝙪𝙩𝙞𝙤 𝙩𝙚𝙢𝙥𝙤𝙧𝙪𝙢)
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👉𝐇𝐎 𝐒𝐂𝐑𝐈𝐓𝐓𝐎 𝐐𝐔𝐄𝐒𝐓𝐎 𝐋𝐈𝐁𝐑𝐎 𝐏𝐄𝐑 𝐕𝐎𝐈!
Claudia Lopes
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✔️𝑳𝒆𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊 𝒅𝒊 𝒊𝒕𝒂𝒍𝒊𝒂𝒏𝒐 𝒗𝒊𝒂 𝑺𝒌𝒚𝒑𝒆, 𝒎𝒆𝒕𝒕𝒊𝒕𝒊 𝒊𝒏 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒂𝒕𝒕𝒐 𝒔𝒖𝒃𝒊𝒕𝒐 𝑰𝑵𝑩𝑶𝑿
Oggi vorrei parlarvi, in particolare, di un pittore che ha sempre esercitato un gran fascino su di me: Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, uno dei più inquieti, celebri e appassionanti pittori italiani di tutti i tempi, l’emblema dell’artista moderno del suo tempo.
Per tanti anni si è creduto, prima del ritrovamento dell’atto di battesimo, che Michelangelo Merisi fosse nato nel paese bergamasco di Caravaggio, nel 1571 (i suoi genitori, Fermo Merisi e Lucia Aratori, erano di Caravaggio). In realtà, nel Liber Baptizatorum della Parrocchia di Santo Stefano in Brolo emerge che Caravaggio nacque a Milano, probabilmente il 29 settembre (giorno di San Michele Angelo, di cui forse il nome Michelangelo).
In passato, la sua vita fu spesso narrata in chiave romanzesca: venivano esaltati il successo, le risse, l’invidia dei colleghi, l’omicidio, la maestria artistica, la fuga in tanti luoghi diversi per evitare l’arresto, l’inevitabile condanna a morte. Alla fine, il tanto atteso provvedimento di clemenza, cioè la grazia concessagli poco prima della sua morte, avvenuta in circostanze misteriose su di una spiaggia di Porto Ercole, in Toscana, il 18 luglio 1610.
Non ci volle molte perché la sua genialità e il suo stile stravolgessero tutto il processo di formazione che ebbe nella bottega del Simone: Caravaggio iniziò subito a rappresentare nei suoi dipinti la realtà come si presentava davanti ai suoi occhi, come se i suoi pennelli fungessero da lenti di una macchina fotografica.
Nelle sue prime opere come Il Ragazzo con la canestra di Frutta, I Bari e Buona Ventura (elencate più avanti) la realtà e le diverse sfumature del carattere umano si manifestano come scene di vita quotidiana che si svolgono davanti ai nostri occhi, come se fossero dei veri e propri scatti della realtà. Spesso i modelli che posavano per Caravaggio venivano prelevati dalla strada, e cioè, persone comune e non professionisti. I soggetti erano illuminati da una fonte di luce intensa, probabilmente un lume sospeso, appeso al soffitto da una corda, tecnica che creava il famoso effetto chiaroscuro forte (potente e drammatico), presenza perenne nei suoi dipinti.
Un’altra caratteristica innovatrice comune nei dipinti di Caravaggio è che i soggetti si trovano rappresentati in dimensione reale e in modo completamente naturale. Tra l’altro, le scene sono narrate in primo piano, garantendo il massimo coinvolgimento emozionale dello spettatore che diventa parte dello spazio virtuale del dipinto. Infatti, Caravaggio usò ampiamente queste tecniche pittoriche nei quadri dipinti su commissione per la Chiesa.
Affinché possiate capire alcuni degli aspetti teorici dell’opera di Caravaggio, trattati in questo post, vi propongo un elenco con alcuni dei suoi dipinti più famosi, a seconda dell’anno in cui sono venuti alla luce e dove si trovano attualmente (le immagini e alcuni dati sono stati prelevati da Wikipedia):
Ragazzo che monda un frutto, olio su tela, 75,5 × 64,4 cm, 1592. Opera perduta, note attraverso copie, una delle quale si trova alla Fondazione Roberto Longhi a Firenze. Secondo gli specialisti in materia, potrebbe essere la prima opera di Caravaggio.
Bacchino malato, olio su tela, 67 × 53 cm, 1593/94. L’opera si trova alla Galleria Borghese, Roma (Italia).
Fanciullo con canestro di frutta, olio su tela, 70 × 67 cm. L’opera si trova alla Galleria Borghese, Roma (Italia).
Buona Ventura, olio su tela, 115 × 150 cm, 1593/94. L’opera di trova alla Pinacoteca Capitolina, Roma.
I Bari, olio su tela, 94 × 131 cm, 1594. L’opera si trova al Kimbell Art Museum, Fort Worth (EUA).
San Francesco d’Assisi, olio su tela, 92,5 × 128,4 cm, 1594/95. L’opera si trova a Wadsworth Athneum, Hartford (EUA).
Suonatore di Liuto, olio su tela, 100 × 126,5 cm, 1595/96. L’opera si trova al Metropolitan Museum of Art, New York (EUA).
Bacco, olio su tela, 95 × 85 cm, 1596/97. L’opera si trova alla Galleria degli Uffizi, Firenze (Italia).
Conversione di San Paolo, olio su tela, 230 x 175 cm, 1596/97. L’opera si trova alla Basilica di Santa Maria del Popolo, Roma.
Incredulità di San Tommaso, olio su tela, 107 × 146 cm, 1602. L’opera si trova al Palazzo di Sanssouci, Potsdam, Germania.
Deposizione di Cristo, olio su tela, 300 × 203 cm, 1602/04. L’opera si trova alla Pinacoteca Vaticana, Roma.
Cena in Emmaus, olio su tela, 141 × 175 cm. L’opera si trova alla Pinacoteca di Brera.
Martirio di Sant’Orsola, ultima opera di Caravaggio, olio su tela, 106 x 179,5 cm, 1610. L’opera si trova Galleria di Palazzo Zevallos, Napoli.
Ovviamente, ci sono tante altre opere di Caravaggio che non sono state contemplate in questo post. Se volete, cliccate su Opere di Caravaggio su Wikipedia per conoscere tutte le sue opere.
Spero che il post vi sia piaciuto! Non ho avuto l’intenzione di essere esauriente, per cui se volete approfondire l’argomento, cercatelo su Internet oppure andate a curiosare qualche libro di storia dell’arte del 500 nella biblioteca della vostra città.
Arrivederci e buono studio!
Claudia Valeria Lopes
Bibliografia:
Ciao a tutti!
Nei nostri ultimi due post, abbiamo parlato del punto fermo e della virgola. In questo nuovo post, daremo una visione generale della punteggiatura della lingua italiana, ossia del sistema di segni che serve a riprodurre graficamente, nella lingua scritta, le pause, le interruzioni, gli stati d’animo tipici della lingua parlata. Tuttavia l’uso della punteggiatura varia molto da una lingua all’altra è viene definito dall’insieme di regole della lingua stessa.
Leggete il seguente testo:
Una volta in inverno inoltrato mentre i fiocchi di neve cadevano dal cielo come piume una regina cuciva seduta accanto a una finestra dalla cornice d’ebano e mentre cuciva e alzava gli occhi per guardare la neve si punse un dito e tre gocce di sangue caddero nella neve il rosso era così bello su quel candore che ella pensò fra sé avessi un bambino bianco come la neve rosso come il sangue e nero come il legno della finestra.
(brano tratto dal libro infantile Biancaneve)
Siete riusciti a capire ciò che avete letto? La lettura vi è sembrata faticosa o scorrevole? Adesso rileggete lo stesso brano con tutti i segni di punteggiatura e di interruzioni inseriti al loro posto:
Una volta, in inverno inoltrato, mentre i fiocchi di neve cadevano dal cielo come piume, una regina cuciva seduta accanto a una finestra dalla cornice d’ebano. E, mentre cuciva e alzava gli occhi per guardare la neve, si punse un dito e tre gocce di sangue caddero nella neve. Il rosso era così bello su quel candore, che ella pensò fra sé: “Avessi un bambino bianco come la neve, rosso come il sangue e nero come il legno della finestra!.”
Sicuramente avete letto il secondo brano in un modo molto più scorrevole riguardo al primo, non è vero? Questo perché la punteggiatura l’ha reso leggibile e comprensibile.
Purtroppo, con l’avvento dell’internet, il nostro modo di comunicare è cambiato tantissimo. La comunicazione è diventata più veloce, immediata, informale e diretta. Anche la punteggiatura che vediamo tutti i giorni nei social, nelle chat, nei messaggi e così via è molto diversa da quella usata nella lingua scritta: il punto e virgola è scomparso insieme alla virgola! Dall’altra parte, abbiamo visto il proliferarsi delle faccine, dei puntini di sospensione e dei punti interrogativi ed esclamativi, che servono a dare tono (e colori) ai nostri pensieri e stato d’animo.
Nella lingua italiana, i segni di punteggiatura sono:
il punto ( . )
la virgola ( , )
il punto e virgola ( ; )
i due punti ( : )
il punto esclamativo ( ! )
il punto interrogativo ( ? )
i puntini di sospensione ( … )
le virgolette ( «…» o “…” o ‘…‘ )
la barra obliqua ( / )
le parentesi (( ))
le lineette (–)
Adesso facciamo un piccolo esercizio? Nelle seguenti frasi inserite la virgola dove è necessario:
a) La zia di Carlo che abita a Roma è una professoressa di storia.
b) Preferite un caffè un tè o un succo?
c) Ho telefonato a Giulio e con molto tatto gli ho detto ciò che era successo.
d) Dato che non mi ascolti me ne vado.
e) Marta come ben sai è una brava pianista.
g) Francesco si alzò all’improvviso si diresse verso il portone l’aprì e se n’andò senza dire una parola.
le-soluzioni-dell-esercizio-sulla-virgola
Per oggi può bastare, nei prossimi post studieremo altri segni di punteggiatura della lingua italiana. Fatemi sapere com’è andato l’esercizio, va bene?
Arrivederci e buono studio!
Claudia Valeria Lopes
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Bibliografia:
Ciao a tutti!
Nel nostro nuovo post, dedicato alla punteggiatura della lingua italiana, tratteremo più da vicino alcuni usi di uno dei segni di interruzioni più utilizzati in assoluto: la virgola.
La virgola indica un intervallo breve della voce durante la lettura e viene usata nei seguenti casi:
a) per dividere le parole, gli elementi di un elenco, di una numerazione:
– Maria, Carla e Fatima sono grandi amiche; Vorrei un caffè, un bicchiere di acqua naturale e un dolcetto al limone.
b) Per isolare un vocativo (che esprime richiamo, invocazione):
– Forza, ragazzi, finite di mettere a posto la stanzetta!; Bambini, ora di andare a letto!
c) Per isolare apposizioni, incisi:
– Patrizia Rossi, la nuova sindaca, è molto apprezzata; Farò, forse, una gita in montagna domani.
Inciso (do latim incisus, “cortado”) – parola o frase inserita in un contesto dal quale è sintatticamente indipendente.
d) Per sapere se due proposizioni sono coordinate, evitando, così, l’uso della congiunzione “e”:
– Maria tornò a casa, si sedette sul divano.
e) Per separare una proposizione da un’altra introdotta dalle congiunzioni ma, però, invece, tuttavia, sebbene, benché, poiché, mentre, dal momento che, ecc.:
– L’amava, tuttavia non l’ha sposata; gli ho raccontato tutto, sebbene non fossi molto convinta.
f) Dopo alcuni avverbi (sì, no, bene, ecc.):
– Sì, ti chiamerò più tardi; no, non l’ho visto ieri; bene, adesso vado via.
Arrivederci e buono studio!
Claudia Valeria Lopes
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Bibliografia:
Ciao a tutti!
Nel nostro post di oggi, dedicato alla punteggiatura della lingua italiana, studieremo il punto fermo – conosciuto semplicemente come punto -, un segno di interruzione che corrisponde a una pausa lunga e forte.
Nonostante ci siano delle norme fondamentali ben precise, che andrebbero rispettate, l’uso della punteggiatura nella lingua italiana è molto soggettivo: la punteggiatura, in altre parole, fa parte dello stile personale di scrittura.
Il punto fermo è usato:
a) Per concludere una frase di senso compiuto o un periodo:
Ho sete.
Berrò un bel bicchiere di aranciata.
Domani andrò a Caserta a trovare degli amici.
Se tra due frasi o un gruppo di frasi c’è uno stacco molto lungo o se l’argomento è ormai concluso, si va a capo, cioè al principio: sicuramente avete già sentito l’espressione “punto e daccapo/da capo“. In futuro, se volete, possiamo parlare della punteggiatura applicata alla composizione di testi.
b) Nelle abbreviazioni e nelle sigle:
– prof. = professore; dott. = dottore; avv. = avvocato; ing. = ingegnere; ecc. = eccetera; cfr. = confronta; pag. = pagina; vol. = volume; cap. = capitolo; sec. = secolo; a.C. = avanti Cristo; d.C = dopo Cristo; G.U. = Gazzetta Ufficiale; F.S. o nel gergo antico FF.SS. = Ferrovie delle Stato; B.O.T. = Buoni Ordinari del Tesoro; C.O.N.I. = Comitato Olimpico Nazionale Italiano.
Con il passare degli anni, però, una sigla finisce per diventare di uso comune e si tende, soprattutto nella scrittura giornalistica, ad omettere il punto: BOT, CONI.
a) essere un punto interrogativo: essere incerto, imprevedibile, detto di una situazione, un avvenimento futuro o altro che non consentono di fare previsioni attendibili.
b) di punto in bianco: improvvisamente, senza preavviso, in maniera del tutto inaspettata.
c) essere in punto e virgola: essere esageratamente ricercati, formali, osservare in modo pignolo le regole dell’etichetta. Anche nel senso di essere affettati o artificiosi, oppure perfezionisti al massimo.
d) fare il punto: stabilire con esattezza i termini di una situazione, individuarne gli aspetti fondamentali o analizzarla alla luce di nuovi elementi o evoluzioni, per capire in che fase o condizione si trova. Variante: fare il punto della situazione.
e) punto e basta! – esclamazione usata per metter fine a una discussione e simili, imponendo con forza la propria opinione.
f) vincere ai punti: vincere a stento, con un minimo vantaggio sull’avversario.
Arrivederci e buono studio!
Claudia Valeria Lopes
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Bibliografia:
Vi siete mai chiesti come si festeggia l’arrivo del Nuovo Anno in altri Paesi? Quali sarebbero le loro tradizioni? La data è sempre la stessa? Cosa mangiano? L’articolo che leggerete adesso è la traduzione, fatta da me, di un testo in lingua tedesca facente parte del libro “Deutsch in der Schweiz”. In realtà, sono piccole interviste con i nativi di alcuni Paesi.
Spero che il post vi sia piaciuto. Se volete, fateci sapere nei come festeggiate, normalmente, l’arrivo del nuovo anno nei vostri Paesi.
Vi auguro un bellissimo e sereno 2023, con tanta salute, prima di tutto! Che possiate realizzare tutti i vostri progetti!
Claudia V. Lopes
Ciao a tutti!
Siccome siamo alle porte delle feste natalizie, ho deciso di portare alla luce alcune leggende legate a questo periodo così magico e carico di sentimenti.
Quindi, oggi vi propongo “La leggenda delle palline di Natale”. Perché addobbiamo i nostri alberi con delle palline colorate? Conoscete altre leggende su questo tema?
A Betlemme c’era un artista di strada molto povero che non aveva nemmeno un dono per il Bambino Gesù. “Tutti portano qualcosa al piccolo Gesù ed io invece non ho proprio niente!.. Forse sarebbe meglio non andarci” pensava e questo pensiero lo faceva sentire molto triste. “Cos’hai?” gli chiese un giorno un pastore vedendolo così triste. Allora il povero artista gli confidò il suo problema… “Ti sbagli amico mio” disse il pastore “non è vero che non hai niente, tu hai il tuo talento … Va’ da Gesù, mostragli i tuoi giochi e vedrai che lo renderai felice.” Rincuorato dalle parole del pastore, l’artista si fece coraggio e andò da Gesù e fece ciò che sapeva fare meglio, il giocoliere, e lo fece ridere. Questo sarebbe il motivo per cui, ogni anno, sull’albero di Natale appendiamo delle palline colorate, per ricordarci delle risate di Gesù Bambino.
Arrivederci e buon Natale!
Claudia Lopes
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Ciao a tutti!
Pochi giorni fa, su un forum di lingua italiana, ho letto una domanda di uno studente che chiedeva chiarimenti sugli usi di magari e forse, e mi sono subito ricordata che anch’io, all’inizio dei miei studi d’italiano, avevo tanti dubbi nel momento di usarli. Mi capitava spesso di usare l’uno al posto dell’altro, anche se, a volte, potevo usare sia l’uno sia l’altro. Pertanto ho fatto una piccola ricerca su due dizionari italiani, nient’altro, solo per cercare di capirli meglio, cosicché io sia in grado di aiutarvi. Quindi fate attenzione agli esempi:
Magari [dal gr. makárie, vocativo di makários ‘felice, beato’]
a) Esclamazione – viene usata da sola nelle risposte o anteposta per rinforzare una frase ottativa (che esprime un augurio) con il verbo al congiuntivo; esprime auspicio, desiderio o rimpianto per qualcuno o qualcosa:
– Allora, andiamo domani al cinema?
– Magari! (Magari potessi venire!), ma devo studiare per l’esame di storia che si terrà lunedì mattina.
– Ti piacerebbe venire in Brasile con me il mese prossimo?
– Magari!/Magari potessi venire con te!
– Quindi lui ti manca così tanto?
– Tantissimo. Magari lo potessi rivedere.
– Magari fossi ricca!,; Magari potessi prendermi un anno di vacanza!
b) Avverbio
Piuttosto, perfino, addirittura; introduce una frase che ha preferenza rispetto a un’altra frase, introdotta generalmente da “ma” (coordinata avversativa):
– Che cosa farai dei libri del tuo ex?
– Magari li butterò nella spazzatura, ma non glieli restituirò!
– Adesso come farai a vivere?
– Magari vado a chiedere l’elemosina, ma a lei i soldi non li chiederò.
Anche se, con valore concessivo:
– Ci compreremo una casa nuova, magari (anche se) a rate.
Forse, probabilmente, con valore frasale:
– Perché Claudio non ti ha rivolto la parola alla festa?
– Che ne so! Magari (forse) si è offeso.
– Quando ci sentiamo?
– Magari (forse) ti chiamo domani mattina.
Oss.: Avete notato che ho messo tra parentesi “forse”, perché, in realtà, se io dico “magari ti chiamo”, le possibilità che io lo faccia sono ridotte rispetto a “forse ti chiamo”. Lo stesso vale per “forse si è offeso” e “magari si è offeso”.
Eventualmente, semmai:
– Veniamo da te il prossimo fine settimana, va bene?
– Magari chiamatemi prima di venire.
Forse [dal lat. fŏrsit, comp. di fŏrs ‘sorte’ e sĭt ‘sia’]
a) Probabilmente, chissà, può darsi (esprime incertezza), si contrappone a certamente, sicuramente:
– Scusami se non ti ho dato retta ieri sera, forse (magari) avevi ragione.
Il suo significato si proietta sull’intera frase, anche quando è posposto a essa:
– Sai dov’è Carlo?
– Lui è a Parigi, forse.
b) Indica eventualità:
– Partirai sabato prossimo?
– Forse.
c) Seguito da un numerale equivale a circa, pressappoco:
– Quante persone hai invitato al tuo compleanno?
– Forse ne ho invitate 40; ho invitato 40 persone.
– Quanti libri hai comprato ieri?
– Forse una decina.
Adesso facciamo il punto della situazione. Prima di tutto, ci tengo a dirvi che, a mio vedere – e considerando che ormai sono quasi venticinque anni che mi dedico agli studi d’italiano -, impariamo a usare forse e magari, soprattutto, vivendo in Italia, leggendo molto e parlando con gli italiani e in italiano. Sono vocaboli “emotivi” e “intuitivi”, poiché siamo noi, come abbiamo visto dagli esempi, che stabiliamo e sappiamo se saremmo in grado di fare una determina cosa, quali probabilità abbiamo, se siamo, appunto, nella sfera del forse o del magari.
Arrivederci e buono studio!
Claudia V. Lopes
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Bibliografia di base:
Ciao a tutti!
Oggi parleremo del condizionale, uno dei modi dei modi finiti del verbo – spesso considerato in relazione con il congiuntivo – usato, soprattutto, per presentare un fatto come una possibilità, che può verificarsi a condizione che se ne verifichi un altro:
Verrei a casa tua oggi, se non dovessi lavorare.
(Io non posso venire oggi a casa tua perché devo lavorare.)
Il condizionale ha due tempi: uno semplice (presente) e uno composto (passato)
A) Si usa per esprimere una possibilità condizionata:
– Se avessi fame, mangerei. (presente)
– Se avessi avuto fame, avrei mangiato. (passato – coniugato con gli ausiliari ESSERE e AVERE al condizionale presente + participio passato dei verbi principali)
B) Un dubbio riferito al presente, al futuro o al passato:
– Che potrei (avrei potuto) fare?
– Mangerei (avrei mangiato) volentieri un bel piatto di spaghetti.
D) Una richiesta cortese:
– Mi potresti aiutare?
E) Una notizia non data per certa:
– Napoleone sarebbe stato avvelenato.
Mangiare | ||
Condizionale Presente | Condizionale Passato | |
io mangerei
tu mangeresti lui/lei/Lei mangerebbe noi mangeremmo voi mangereste loro/Loro mangerebbero |
io avrei
tu avresti lui/lei/Lei avrebbe noi avremmo voi avreste loro/Loro avrebbero |
mangiato |
Credere | ||
Condizionale Presente | Condizionale Passato | |
io crederei
tu crederesti lui/lei/Lei crederebbe noi crederemmo voi credereste loro/Loro crederebbero |
io avrei
tu avresti lui/lei/Lei avrebbe noi avremmo voi avreste loro/Loro avrebbero |
creduto |
Partire | ||
Condizionale Presente | Condizionale Passato | |
io partirei
tu partiresti lui/lei/Lei partirebbe noi partiremmo voi partireste loro/Loro partirebbero |
io sarei
tu saresti lui/lei/Lei sarebbe |
partito/a |
noi saremmo
voi sareste loro/Loro sarebbero |
partiti/e |
Essere | ||
Condizionale Presente | Condizionale Passato | |
io sarei
tu saresti lui/lei/Lei sarebbe noi saremmo voi sareste loro/Loro sarebbero |
io sarei
tu saresti lui/lei/Lei sarebbe |
stato/a |
noi saremmo
voi sareste loro/Loro sarebbero |
stati/e |
Avere | ||
Condizionale Presente | Condizionale Passato | |
io avrei
tu avresti lui/lei/Lei avrebbe noi avremmo voi avreste loro/Loro avrebbero |
io avrei
tu avresti lui/lei/Lei avrebbe noi avremmo voi avreste loro/Loro avrebbero |
avuto |
Arrivederci e buono studio!
Claudia Valeria Lopes
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Bibliografia: