Ciao a tutti!
Oggi studieremo un po’ più da vicino alcuni aspetti dell’avverbio di negazione non, i cui usi sono molto diversi dal cugino no. Prima di tutto, vorrei dirvi che per scrivere quest’articolo ho consultato alcuni dei dizionari cartacei che ho a casa, nonché alcuni dizionari disponibili in rete. Quindi, vi consiglio di fare lo stesso ogni qualvolta avrete un dubbio linguistico.
Confesso, però, che ho imparato a usare non e no semplicemente parlando, leggendo, praticando; miglior modo di interiorizzare alcuni casi e strutture complessi della lingua italiana, nonché di altre lingue straniere.
L’avverbio di negazione non deriva dal latino nōn e viene adoperato nei seguenti casi:
1) davanti a un verbo, dandogli significato negativo e, di conseguenza, trasformando un’affermazione in una negazione, a volte anche insieme ad altre parole di significato negativo come nessuno, niente, nulla, alcuno, ecc:
– Carla non dorme di pomeriggio.
– Non ha detto una parola per tutta la serata.
– Non c’è (alcun) problema.
– Non c’era nessuno a casa.
– Non vedo nulla di male.
– Non abbiamo mai visto niente di simile.
– Non è se non una bugiarda (non è altro che una bugiarda, è proprio una bugiarda).
– Non che io ci creda, ma… (non intendo dire che ci credo, ma…)
Può essere anche rafforzato da affatto, per niente, mica:
– Non ti ho capito affatto.
– Non mi dispiace per niente.
– Non l’ho visto mica.
In espressioni familiari e volgari può essere rafforzato dalle espressioni un fico, un’acca, un cazzo, una sega, ecc.
– Non m’importa un fico di te.
– Non ci capisco un’acca.
– Non c’entra un cazzo ciò che hai detto.
– Non m’importa una sega.
Espressione: Non poter non... (non poter fare a meno di): - Non posso non esprimere il mio dolore per quello che è successo.
2) Nelle contrapposizioni, anche con il verbo sottinteso:
– Carlo non è bello, ma simpatico.
– Tu, non lui, devi essere aiutata.
– Farò questo lavoro domani, non oggi.
– Lui è stato per me non un amico, ma un fratello.
– Che Anna venga o non venga, faremo la festa.
(ATTENZIONE: non si usa quando non è ripetuto il primo elemento: che Anna venga o no, faremo la festa. Studieremo questi casi, quando approfondiremo gli usi di “no“).
Per adesso credo che possa bastare! Oggi abbiamo imparato solo alcuni casi in cui adoperiamo l’avverbio di negazione “non” (ce ne sono altre), a breve pubblicherò la seconda parte.
Arrivederci e buono studio!
Claudia Valeria Lopes
Se il post vi è piaciuto, fateci sapere nei commenti!
Bibliografia di base per la scrittura dei post:
- Cetroni M.R. et alii, Grammaticando. Cercola (Napoli), Loffredo Editore, 1997.
- SABATINI, Francesco, La comunicazione e gli usi della lingua. Bologna, Loescher editore, 1995.
- DARDANO, Maurizio e TRIFONE, Pietro. Parole e Frasi. Bologna, Zanichelli Editore Spa, 1985.
- DUCI, Gianfranca e DI ROSA, Silvana – Grammatica pratica e scrittura. Petrini Editore, Borgaro (BO), 2009.
- SERIANI, Luca. Grammatica italiana. Torino, Utet Editore, 1991.
- Dizionario Garzanti, De Mauro e Lo Zingarelli della lingua italiana.
- QUARTU, B.M., Dizionario dei modi di dire della lingua italiana. Milano, Rizzoli, 1993.
- MORTARE, Valerio, Locuções Italianas e Portuguesas Divergentes. Rio de Janeiro, Editora da Universidade do Rio de Janeiro, 2000.
- SORGE, Paola, Dizionario dei modi di dire della lingua italiana. Newton Compton Editori, 2011.
Eccellente. Non vedo l’ora de vedere l’uso del NO. Io davo sempre l’esempio della doppia negazione: No, non lo voglio…. No, non ci vado O quando si usa una negazione secca: Andiamo al cinema? – No.
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Ciao insegnante ,mi é piaciuto molto questo post, l affresco della lingua Italiana ci riporta sempre un buon articolo ti ringrazio molto.
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Ciao, José! Grazie delle tue bellissime parole.
Un abbraccio e a presto!
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Molto interesante, come sempre!!!
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Grazie, Silvana! Un abbraccio 😉
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